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GLOBAL SHORT RENTALS

La moda è percorsa da una corrente oscura

Negli ultimi due anni le tristi notizie di modelli e modelle suicidi hanno gettato un’ombra sullo splendente e glamour mondo della moda. Gli ultimi casi sono quelli della modella indù Viveka Babajee, trovata morta nel suo appartamento a Mumbai e Tom Nicon, che si è tolto la vita a soli 22 anni. Questi sono solo i casi più recenti di quello che è una lunga e triste lista di suicidi nel mondo dei “più belli del mondo”.

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Dopo queste tragedie molte persone si chiedono: è una macabra coincidenza o c’è un collegamento tra il mondo della moda, il suo alterato stile di vita, la pressione sotto la quale vivono le modelle e i modelli, che nella maggior parte dei casi non superano i 18 anni d’età e l’elevata tassa di suicidi? Evidentemente è difficile risponder a questa domanda. Ciononostante ci sono sempre più indizi che indicano che l’industria della moda non è uno degli ambienti migliori per una persona in pieno sviluppo fisico, mentale ed emozionale.

La modella coreana Daul Kim, che il novembre passato s’impiccò nel suo appartamento parigino, aveva, più di una volta, espresso la sua infelicità, attraverso il suo blog. Quello che scriveva dimostrava che si trattava di una ragazza alienata, che viveva lontano dal suo paese d’origine e che si era persa tra viaggi, passerelle e campagne pubblicitarie.

Le modelle sono sempre più giovani, sempre più magre che si bruciano sempre più presto. L’epoca delle grandi supermodelle come Linda Evangelista, Claudia Shiffer e Naomi Campell è finita. Nel mondo odierno della moda di tratta di ragazzine in piena pubertà, delle quali poche si mantengono sulla cresta dell’onda fino alla prossima stagione, forse perché i loro visetti iniziano ad essere noiosi per gli stilisti e i fotografi o forse perché i loro corpi, sviluppandosi, non rientrano più nei canoni androgini, come nel caso della modella canadese Coco Rocha.

Per 6 lunghe settimane fu la ragazza del momento, finché non rimase senza lavoro, perché con 180 cm d’altezza e al taglia 34, era già troppo “grassa” per gli stilisti. I suoi agenti le dissero: non vogliamo che diventi anoressica, ma devi sembrarlo, per poter lavorare.

La colpa di queste morti non va attribuita all’industria della moda, ma sicuramente queste bellissime ragazze di successo avranno avuto le loro ragioni per prendere una decisione così drastica e tragica. Va comunque rilevato che si tratta di un mondo ostile e frivolo che non prende in considerazione le necessità di queste giovani ragazze che, andando alla ricerca dell’avventura, dei soldi e della celebrità, spesso pagano un prezzo molto alto.

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