La Storia è sempre la storia del presente. Una finzione o un racconto, che si appoggia con rigore ai metodi delle scienze sperimentali per lavorare, che appartiene però di diritto al campo di battaglia della storia delle idee e che si trova, come si sapeva nel Medioevo, in una regione letteraria che va oltre tutti i generi.
La Storia si produce tramite un trasporto di valori del nostro tempo in periodi passati che hanno come proposito principale il legittimargli e fargli passare per necessari. In quest’esercizio di giustificazione del presente, tutto quello che non incassa è male interpretato, omesso o taciuto, mentre quello che lo fa è rimarcato, trasformandolo nella stessa essenza di artefatti ed invenzioni tali come le epoche, i paesi o le razze.
Impressionato per il suo carattere eterogeneo, quando Flaubert visitò Istanbul nel 1850 scrisse una celebre lettera nella quale pronosticava che l’antica Costantinopoli sarebbe la capitale del mondo un secolo dopo. Secondo Orhan Pamuk, quello che successe nel periodo menzionato, dopo la caduta dell’Impero ottomano, Istanbul si trasformò in una città posseduta dall’amarezza, la povertà e la rovina.
Tra queste rovine di un passato splendente si trovava un magnifico e conturbante atlante mondiale del 1513 che, nonostante lo stesso giorno del suo ritrovamento, durante il governo di Atatürk, uno dei grandi tesori nazionali della Turchia moderna e laica, la cui rappresentazione è presente ancora oggi sulle banconote turche ed è da allora scrupolosamente mantenuto dall’esibizione pubblica. Anche gli studiosi che vogliono esaminarlo si ritrovano davanti a enormi difficoltà burocratiche, nonostante il suo ottimo stato di conservazione.
In un certo senso è strano che sia così, nel mappa in questione presenta una serie di interrogativi con il potenziale di far sì che ci riproponiamo seriamente la versione della Storia convenzionalmente trasmessaci.
L’autore del portolano (209 capitoli e 215 mappe) è il grande navigatore ed eccellente cartografo turco Muhiddin Piri Ibn Aji Mehmet—il cui trattato di 209 capitoli e 215 mappe. Il libro servì ai naviganti turchi per secoli, essendo incredibilmente preciso nei dettagli. Oltre a ciò nella descrizione del continente americano spiega che Cristoforo Colombo arrivò per la prima volta sulla spiaggia delle isole delle Antille nell’anno 1485 dell’era cristiana, dando così ragione a coloro che sono convinti che il viaggio del 1492, non fu il primo realizzato ed enfatizzato nell’abisso dell’enigmatica iscrizione su marmo nero che figura sulla tomba di Innocenzo VII a Roma.
Per non menzionare il profilo dell’Atlantida, che si poteva scorgere nella parte inferiore della mappa.
Paul Oilzum
Pur non essendo facilmente accessibile, l’atlante è una presenza onnipresente in città, come potrai notare se affitti appartamenti a Istanbul