Per festeggiare i 500 anni dell’Istituto di cultura giapponese di Roma la Japan Foundation, la Galleria d’arte Moderna ed il Museo d’Arte Moderna di Kyoto organizzeranno per la prima volta in Italia una grande mostra dedicata al Giappone del XXº secolo, un periodo d’ intensa trasformazione che va dalla restaurazione dell’imperatore Meiji nel 1868 alla fine della seconda guerra mondiale.
La mostra comprende 111 quadri e 59 opere d’arte decorativa dei principali musei e collezioni private del Giappone.
Per motivi di conservazione, a causa della particolare delicatezza dei materiali, la mostra si divide in due fasi diverse in cui vi è una sostituzione quasi completa dei quadri ed una sostituzione parziale delle opere d’arte decorative con il seguente calendario:
La prima mostra va dal 26 febbraio al 1º aprile del 2013. La seconda mostra va dal 4 aprile al 5 maggio del 2013.
I curatori della mostra sono Masaaki Ozaki (direttore del Museo d’Arte Moderna di Kioto) e Ryuichi Matsubara (capo ricercatore del Museo d’ Arte Moderna di Kioto). Il commissario della mostra è Stefania Frezzotti (curatrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna).
La mostra si tiene presso la Galleria d’arte Moderna e Contemporanea, in viale delle Belle Arti 131, Roma. L’orario d’apertura va dalle 10:30 del mattino alle 19.30 (ultima entrata alle 18:45 ). Il prezzo del biglietto è di 12 €, ridotto 9,50 €.
L’8 luglio del 1853 quattro barche nere comandate da Comodoro Perry, attraccarono al porto di Yedo, l’attuale Tokyo,e misero fine a secoli d´isolamento politico e commerciale del Giappone. Quindici anni dopo, con la venuta di Mutsuhito, ha inizio il regno di Meiji (1868 – 1912), caratterizzato da profondi cambiamenti economici e sociali che permisero al paese di raggiungere i livelli di sviluppo teconologico delle principali potenze occidentali. Il rapido processo di modernizzazione implicò l’introduzione massiccia della cultura occidentale oltre alla necessità di riaffermare l’identità nazionle, quindi l’era Meiji viene ricordata come un periodo di continue oscillazioni tra la spinta all’occidentalizzazione e quella al ritorno ai valori tradizionali giapponesi.
Prima dell’era Meiji l’ arte giaponese era dominata dal concetto estetico orientale e tutti i suoi elementi (soggetti, strumenti, materiali, linguaggio, obbiettivi) sono radicalmente diversi da quelli occidentali. Di fatto mentre la pittura occidentale era un’espressione del mondo sensibile, basata sulla rappresentazione realistica della realtà, quella giapponese, pur tenendo conto della realtà materiale, voleva esprimere l’immaterialità del mondo spirituale. Il contrasto era molto chiaro nei materiali: colori minerali ed inchiostro nei dipinti giapponesi e pittura ad olio in quelli occidentali. I termini yoga e nighonga, coniati nell’era Meiji, indicano i due movimenti artistici che a partire da questo momento si svilupparono in Giappone. La pittura utilizza yoga, tecniche occidentali, mentre nighonga, anche se talvolta viene influenzato dall’arte occidentale, si basa sulla tradizione e continua ad essere, anche successivamente, orientato a rappresentare i valori puramente giapponesi.
La mostra s’incentra sull’evoluzione della pittura e delle arti applicate di nighonga attraverso un’attenta selezione di opere e oggetti dell’ akemono tradizionale, dai tipici rotoli verticali di dipinti su carta o seta ai pannelli che decoravano le case giapponesi oltre a lacche, ceramiche, tessuti, kimoni, giare, attraverso le quali si può leggere la storia dell’evoluzione e la connessione tra la cultura giapponese e le principali correnti dell’arte moderna occidentale.