ONLY BE BARCELLONESE
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Chris Cunningham a Barcellona
Chris Cunningham è uno dei giovani artisti visuali più celebrati al mondo, per la sua estetica quasi spaventosa e per i suoi video musicali. In All is full of love, dell’islandese Bjork, c’è per esempio una coppia di ragazze robot che si innamora e cerca di fare l’amore, e in Frozen, di Madonna, l’artista si scompone un uno stormo di corvi e ombre. Nato a Reading, Inghilterra, nel 1970, si appassiona all’arte fin da piccolo, prima al disegno e alla scultura, poi alla fotografia. Inizia la sua carriera artistica collaborando alla rivista di fumetti 2000AD, scrivendo con lo pseudonimo di Chris Hill, e poi collabora alla realizzazione degli effetti speciali di Alien 3, Alien: Resurrection e Judge Dredd. Tuttavia, il progetto che più lo lancia verso la fama mondiale è il video della canzone Come to Daddy, degli Aphex Twin, famoso gruppo di musica elettronica. Nel video Cunningham definisce una volta per tutte la sua estetica, e crea una serie interminabile di figure mostruose e deformi, una realtà in cui l’orrore e la paura si trovano molto vicini a noi, in un contesto reale a noi ben noto. Prevedibilmente all’inizio suscitò molto scalpore nel mondo dei videoclip commerciali, soprattutto su Mtv, dove regna un’uniformità estetica che Cunningham ignorò abilmente, proponendo invece una serie di bambini di sei anni con volti da adulti che corrono per una città psichedelica colpendo a ritmo di musica le recinzioni metalliche con barre di ferro. Nei suoi video troviamo immagini ed effetti ricorrenti, come la sincronia tra suono e immagine, la deformità fisica e l’orrore vicino a noi di cui però non ci accorgiamo....Le case di Gaudí a Barcellona
Parlare dell’opera di Antoni Gaudí dal punto di vista comune di chi vibra e si riempie di piacere quando vede le sue costruzioni rappresenta qualcosa di poetico. L’architetto ed artista catalan ha lasciato un incalcolabile patrimonio all’umanità ed con le sue creazioni ha cambiato per sempre l’architettura. Nonostante le opere di Gaudí siano parecchie, solo alcune sono molto famose e visitate dai turisti, soprattutto a Barcellona, che vive e respire da Gaudí, quindi le line seguenti sono dedicate a una breve descrizione degli edifice esistenti a Barcellona e dintorni, che forse non godono della fama della Sagrada Familia ma che sono di somma importanza nella vita dell’artista. Tra le case meno conosciute dell’architetto si trova Bellesguard. Costruita nel mitico luogo dove era ubicata la casa del re Martino “l’umano”, ultimo re di Catalogna. La casa originale fu costruita nel 1948, e successivamente distrutta dalla Guerra. Bellesguard fu ricostrruita quasi 500 anni dopo ed ebbe un grande significato per Gaudí per questo fatto storico, aspetto che rappresenta bene nell’architettura medievale e neogotica usata nell’edificio, indubbiamente molto diverso dal resto delle sue case, un castello che ricorda quell passo di storia catalane. La casa è situate nel quartiere Sarria, in una strada con lo stesso nome. Un’altra delle sue casa è casa Vicens, ubicata nella calle de las Carolines, tra le fermate della metropolitan Fontana e Lesseps. Questa fu la prima opera che Gaudí firmò dopo essersi laureate come architetto, quindi rappresenta forse il miglior esempio di questa prima tappa dell’artista, piena d’influenza mussulmana e, curiosamente, di line rette, molto diversa dalla famosa Pedrera e dalla casa Batlló. Altre opere meno...Teotihuacan, al Caixa Forum di Barcellona
Il CaixaForum di Barcellona ha organizzato la mostra Teotihuacan la Città degli Dei, composta da 400 pezzi dell’arte preispano che sono state selezionate neil musei messicani più importante. La mostra, che sarà aperta fino al 19 giugno, vuole mostrare le ricchezza di questa cultura che ha ispirato un’infinità di leggende, soprattutto per via della sua inspiegabile estinzione e spiegare la sua incredibile organizzazione politica, la sua architettura, il potere e l’arte. La città di Teotihuacan si trova a soli 45 chilometri da Città del Messico e nel 1987 è stata dichiarato Patrimonio dell’Umanità da parte dell’Unesco. Il suo nome deriva dalla lingua náhuatl e significa il luogo dove nascono gli dei. La Città degli Dei ebbe nella sua epoca di maggiore fioritura un’estensione di 20 chilometri quadri ed una popolazione di circa 100 mila abitanti. Questa civilizzazione durò quasi otto secoli (dal 200 a.C. circa fino al passato 700 a.C. quando inizio la sua decadenza La città era organizzata intorno ai suoi grandi monumenti, le piramidi del Sole e della Luna ed il fastoso Tempio di Quetzalcóatl, che nella sue facciate aveva più di 366 teste di serpente della dea dell’acqua. Come tutta la città, la cultura Teotihuacan costruì il suo habitat con determinate norme di urbanizzazione. La Calle de los Muertos, per esempio, fu tracciata dalle sue origini e doveva unire i monumenti più importanti di questa cultura: le piramidi. Teotihuacan era una urbe importante, la più grande costruita sul continente mesoamericano. La cultura che lo rese possibile era una cultura con un’enorme capacità politica per creare una forte coesione sociale, che si basava sul controllo e la...Il realismo di Courbert a Barcellona
Per molto tempo Gustave Courbet (1819-1877) è stato ritenuto il pittore rivoluzionario per eccellenza. Da un lato vi era la sua professione di uomo libero che non voleva dipendere da nessun potere o religion, e il suo aperto attivismo politico –partecipò attivamente alla Comune di Parigi, occupandosi dell’amministrazione dei musei della città, cosa che gli causò una pena detentiva e poi un esilio che sarebbe diventato definitive. Dall’altro lato vi era, naturalmente, lo scandalo che provocarono alcuni dei suoi più noti dipinti, come L’origine del mondo, rappresentazione in primo piano del un sesso nudo di una donna a gambe aperte, o Il sogno (chiamato anche Le due amiche o Pigrizia e Lussuria), che mostra due donne nude che dormono abbracciate con un’attitudine di dolce abbandono dopo l’amore, la testa di una adagiata sul collo dell’altra. Tuttavia la vera carica rivoluzionaria delle sue opera risiede probabilmente non nella sua evidente capacità di colpire sfidando la pacata ed ipocrita morale borghese, ma nel suo puntare con decisione, in modo non tanto diverso dal cammino intrapreso due secoli prima da Caravaggio optando per la verità di una nozione scheletrica della bellezza, per accettare come unico maestro la natura. Di fatto fu la sua mostra del 1855 intitolata Il Realismo a dare il nome al movimento realista, tracciando una linea divisoria dalle considerevoli conseguenze nella storia dell’arte moderna. Quando Courbet dipinde se stesso in maniche di camicia con l’aria da vagabondo, scosse il mondo degli artisti rispettabili e I suoi ammiratori in modo probabilmente non inferiore a allo scandalo provocato dalle tele erotiche. Courbet nei suoi quadri rinunciò apertamente ad usare qualsiasi tipo...Collegamenti aeroporto-centro città
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