Durante il 2012 Helsinki avrà l’onore di essere la capitale mondiale del design (http://wdchelsinki2012.fi/en), la qual cosa costituisce una specie di premio che, lungi dal riconoscere i meriti di un individuo un particolare, dirige l’attenzione internazionale su qualcosa di molto più ampio ed importante: l’impatto del design sugli spazi urbani, sugli abitanti e sull’economia delle città. Helsinki, capitale della Finlandia conosciuta tradizionalmente come “la figlia del Baltico¨, avrà così la meritata opportunità di presentare i suoi risultati e le sue innovazioni nel campo del design industriale, soprattutto per quanto riguarda il suo impegno ad appoggiare ed attirare a sé gli elementi più avanzati della creatività internazionale in questo campo, facendo riconoscere al tempo stesso il proprio lavoro nello sviluppo di diverse strategie di rivitalizzazione urbana. La città si sta preparando per l’occasione da più di tre anni, lavorando sulle linee guida che hanno caratterizzato la sua candidatura, cioè una netta enfasi sull’apertura, la continuità, la cooperazione e le dimensioni sociali multiple del design, che costituiscono la base dell’ampissimo programma di attività. Da quando l’Art-Noveau finlandese, a suo tempo, elaborò il proprio manifesto, il design e una certa consapevolezza della sua importanza sono sempre stati particolarmente presenti nella stile di vita del Paese, che, guardando al futuro, non ha mai smesso di valorizzare e rispettare le proprie tradizioni. Da questo punto di vista, forse la principale caratteristica del modo in cui Helsinki affronta il suo impegno come capitale risiede nella sua ferma fiducia nel ruolo che il design sostenibile svolge nelle società presenti e future. In tal senso l’aspirazione degli organizzatori è che gli eventi in programma siano utili ad...
Quando si viaggia ci si preoccupa di mille cose e non rimane tempo per organizzare le attività che si faranno o i luoghi da visitare. Siccome sappiamo che nessuno vuole perdere neanche un secondo di tempo, ci limitiamo a darti solo una serie di consigli su bar con musica dal vivo a Parigi. Quindi prendi nota e fai buon viaggio. In primo luogo ti diremo che a Parigi molti bar con musica dal vivo servono bibite ma molto spesso non offrono nulla da mangiare, informazione da tenere a mente se non hai avuto tempo di cenare o di fare un happy hour. Il Kata Bar è un locale sorprendente per la varietà di musica dal vivo, ubicato a Pigalle. Il suo stile gotico, con poca luce e un po’ dark, lo rende molto attraente per coloro i quali non conoscono questo tipo di bar. La musica dal vivo che si propone in questo luogo è generalmente di gruppi rock, metal e gotic. L’attenzione è molto buona e vi è un happy hour dalle 18:00 alle 20:00. I cocktail costano tra i 5,5 e i 7,5 euro. L’indirizzo è rue Fontaine 37. Le Caveau des Oubliettes è un affascinante jazz bar dal vivo nei pressi di Notre Dame. Un classico di Parigi. Al primo piano, al livello della strada, si trova un bar, mentre al piano di sotto si trova un ambiente arredato come una caverna di pietra, dove si svolgono jazz session e blues, ogni giorno a partire dalle 22:00. Se poi metti in relazione jazz e sigaretta, ti avvertiamo che qui è proibito fumare. Situato in rue Galante 52,...
Amsterdam è una città fatta per il jazz e così viene vista dai suoi abitanti, alla continua ricerca di piccoli bar dove i suoni di una tromba o di un sax si fondono con i passi delle strade lastricate in pietra e il fruscio delle acque tranquille dei suoi canali. Così, se sei un amante di questa musica e ti piacerebbe visitare Amsterdam, potresti approfittare dei nostri consigli sul come e dove divertirsi in questa città ascoltando una band di jazz. Uno dei luoghi più ricchi di tradizione è il Jazz Café Alto. Conosciuto per il suo ambiente informale e il suo calore, che lo rendono così accogliente, propone tutte le sere musica dal vivo con i migliori rappresentanti della scena jazz nazionale e internazionale. Così, mentre sorseggi una buona birra o un cocktail delizioso potrai vivere la bella esperienza di assistere a delle esibizioni di grandi interpreti. Si trova in Korte Leidse Dwarsstraat 115 ed è aperto tutte le sere dalle 9:00 alla fine del concerto. L’unica raccomandazione è di arrivare prima, visto che il locale è piccolo e si riempie rapidamente. Jazz Café ´t Geveltje vanta una storia di 25 anni come spazio aperto agli appassionati di buona musica. Inaugurato negli anni ‘80 come caffè di musica folk, si è trasformato a poco a poco indirizzandosi sempre di più verso il jazz e fusion jazz, fino a diventare una scuola per i grandi esponenti di questo genere musicale in Olanda. Qui tutto è divertimento, basta solo arrivare ben disposto e con l’intenzione di divertirsi. Il locale è stato completamente ricostruito per ottenere un’acustica a norma che consente...
Elio e le Storie Tese è una band che nessun italiano nato negli anni ‘80 può non conoscere. Stefano Belisari, alias “Elio”, la fondò a Milano in quegli anni, anche se in relatà un primo nucleo della band è anteriore e si formò alle scuole superiori, nel 1975, quando Belisari iniziò ad essere chiamato “Elio”, titolo di una sua omonima canzone. Negli anni seguenti la band cambiò i suoi componenti divenendo man a mano sempre più popolare. Iniziarono a pubblicare demo pirata e ad esibirsi in alcuni centri musicali milanesi, come il noto Zelig. Elio e le Storie Tese raggiunsero il successo grazie a numerose apparizioni televisive, in particolare in occasione del Festival di Sanremo (l’evento di musica pop più noto in Italia) nel 1996. La formazione attuale è composta da otto elementi: il già menzionato frontman Stefano Belisari, Nicola Fasani (basso), Christian Meyer (batteria), Davide Chivaschi (chitarra), Sergio Conforti (tastiere), Antonello Aguzzi (tastiere), Vittorio Cosma (chitarra) e Luca Mangoni, l’architetto che si occupa delle scenografie e delle coreografie della band. Elio e le Storie Tese è una delle band preferite da coloro che erano giovani a metà degli anni 90, decennio in cui si produsse un vero boom per il gruppo. Certamente chi c´era ricorderà l’emblematico tema “Tapparella”, una canzone che può davvero essere considerata l’inno di una generazione. Nonostante la sua ironia e la sua voglia di far ridere il pubblico Elio e le Storie Tese non hanno mai rinunciato ad una ricerca musicale profonda, sviluppando un proprio stile e lasciandosi influenzare tanto da sonorità molto distanti come da strumenti più contemporanei. I membri della band di...
Con il nome de “La Pedrera” si intende informalmente la Casa Milá, il celebre edificio costruito agli inizi del secolo XX e terminato nel 1910. L’architetto fu niente di meno che il grande Antoni Gaudí. Come tutte le opere che diresse, l’edificio in stile modernista si convertì in un’icona dell’arte ed è visitato ogni anno da migliaia di turisti provenienti da tutto il mondo, attratti anche dagli eventi che qui hanno luogo. La costruzione era stata commissionata dalla famiglia Milà, da qui il suo nome, ma successivamente fu trasformato in un edificio pubblico oggi sede di una istituzione culturale dalla programmazione molto vasta. A partire dal 25 ottobre 2011 e fino al 26 febbraio 2012 è aperta al pubblico la mostra dell’artista Perejaume. Con il titolo “Ay, Perejaume, si vieras la cantidad de obras que te rodean, ¡no harías ninguna más!” (Oh, Perejaume, se vedessi la quantità di opere che ti circondano non ne faresti più nemmeno una!) la mostra presenta un totale di 200 opere dell’artista catalano, uno dei più rinomati di tutti i tempi. La mostra ha una visione retrospettiva del lavoro di Perejaume e presenta la relazione di questo artista con Gaudí e con l’edificio de La Pedrera. La Casa Milà sarà aperta tutti i giorni dell’anno dalle 10:00 alle 20:00. L’entrata per la mostra è gratuita, ragione in più per non perdersela. Sono presenti opere di diversi stili, dalle grandi istallazioni a dipinti. Perejaume è uno dei rappresentanti più genuini dell’arte catalana. Per ulteriori informazioni sulla mostra, visitare la pagina web ufficiale de La Pedrera: http://obrasocial.catalunyacaixa.com/osocial/idiomes/2/fitxers/cultura/pere_jaume/index.html d.b Prendere in affitto appartamenti a Barcellona non significa...
Come nel secondo episodio del Signore degli Anelli, ¨Le Due Torri¨, a Siviglia la torre più significativa della città e dell’Andalusia intera, la Giralda, è minacciata da una forza oscura. Il suo status di Patrimonio dell’Umanità potrebbe esserle tolto a causa della costruzione di un’altra torre, la torre Cajasol. Per secoli la Giralda è stata il monumento più alto della Spagna, e fino ad ora continua ad esserlo per quanto riguarda Siviglia. Dico fino ad ora perché per il 2012 è previsto il completamento della Torre Cajasol, conosciuta anche come Torre Pelli, prendendo il nome dal suo artefice, l’architetto César Pelli. Avrà un’altezza di 178 metri, e al momento è stato costruito un quarto del totale. In questo modo, la Giralda, con i suoi 97,5 metri (101 con il Giraldillo) smetterà di essere la torre più alta della città. Ad essere in pericolo è l’onore non solo de La Giralda, ma di tutto il congiunto di cui forma parte: la Cattedrale di Siviglia, l’Alcázar e l’Archivio Generale delle Indie, dichiarato Patrimonio Nazionae nel 1928 e Patrimonio Mondiale nel 1987. Chi ha assegnato il titolo lo può anche togliere. Stiamo parlando dell’Unesco. Due suoi delegati, José Aguiar (del centro del Patrimonio Mondiale dell’Unesco) ed Elvira Petroncelli (di Icomos-Consiglio Internazionale dei Monumenti e dei Siti Storico-Artistici) hanno visitato le due torri al fine di stabilire l’impatto visivo che il grattacielo provoca sul centro storico. Costruito nell’Aljarafe, sebbene non causi un danno estetico diretto, costituisce un elemento assolutamente negativo per il paesaggio storico della città. I rappresentanti dell’Unesco si sono riuniti con tutte le parti in causa, a favore e contro. Prima...
New York è un posto dove tutto è possibile. Quindi, anche se i tuoi gusti sono rivolti tutti allo sport, non preoccuparti, qui ti daremo tutte le indicazioni sui luoghi da visitare e sugli eventi sportivi più interessanti in questo periodo dell’anno, affinché tu non possa perderteli. Uno sport che i newyorkesi non possono perdere è il baseball e la squadra più amata è quella degli Yankees. Tutti coloro che visitano questa città hanno un appuntamento da non perdere con lo stadio dove assistere a una delle partite di questa formazione e con il Bronx, culla della sua iconografia. Ubicato in one east 161 Street, dal 1923 è parte integrante della vita della città. Per questo motivo vengono proposte guide con itinerari bilingue alla scoperta delle sue strutture. Qui si potrà conoscere il grande stadio degli Yankees e comprare souvenir all’interno dei suoi negozi. Ma assolutamente da non perdere è una delle partite, durante la quale, con la passione per il baseball si potrà sentire lo spirito di questa città. I biglietti si vendono tutta la settimana, ma se hai intenzione di comprarli lo stesso giorno dell’incontro devi recarti allo stadio due ore prima dell’inizio della partita. I prezzi variano a seconda della posizione all’interno dello stadio e partono da 10 dollari. La stagione per questo sport è la primavera. La pallacanestro è un’altra delle grandi passioni dei newyorkesi. Se non ci credi basta recarti in qualsiasi quartiere cittadino e troverai un posto dove poter giocare. Anche la National Basketball Association, meglio conosciuta come NBA, È stata fondata a York nel 1946. La stagione inizia a novembre e si...
Fino al 22 gennaio la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia esibisce presso la Galleria di Piazza San Marco la 95ma Collettiva Giovani Artisti, in cui 20 artisti emergenti esporranno i propri lavori. Tutti gli artisti studiano o vivono nel Triveneto, provengono da diverse parti d’Europa e d’Italia e hanno un’età compresa tra i 18 e i 35 anni. Queste opere hanno partecipato al concorso presieduto da Angela Vettese, Presidentessa della Fondazione Bevilacqua La Masa, e da critici, giornalisti, artisti e gallerie d’arte contemporanea: Giorgio Andreotta Calo, artista; Federico Luger, della galleria Milano; Andrea Quemado, Direttore Artistico della Galleria Municipale d’Arte Contemporanea di Monfalcone, Alessandra Pioselli, Direttrice delle Belle Arti di Carrara e dell’Accademia di Bergamo; Luca Trevisani, artista, e Samuel Menin, capo redazione di Flash Art. In quest’occasione vengono esposte pitture, sculture, disegni grafici e poster. I nomi dei selezionati sono James Artusi, Roberto Fassone, Roberta Busechian, Joseph Abate, Teresa Cos, Fabio De Meo, Tea De Lotto, Piergiorgio Del Ben, Luigi Leaci, Nicole Moserle, Georgio Micco, Jacobo Trabona, Valerio Nicolai, Gioele Peressini, Laura Pozzar, Rastelli Simone, Claudia Rossini, Michele Spanghero, Daniel Zoico e Borettaz Cecilia. Tra questi artisti emergenti sono stati premiati Teresa Cos, con tremila euro; Valerio Nicolai e Roberto Fassone con una borsa di studio di duemila euro. È stato premiato con millecinquecento euro anche Luigi Leaci. Insieme a questi premi, ciascuno dei vincitori avrà l’opportunità di realizzare una mostra individuale durante il 2012, che permetterà loro di esibire i propri lavori e di entrare nel mondo dell’arte professionista. La giovane artista grafica Caterina Gabelli ha vinto un premio di mille euro e la possibilità di realizzare la copertina del...
Si parla spesso del reggae e della sua cultura: rastafarianesimo, marihuana, Bob Marley, legalizzazione di droghe, ecc. Quello di cui siamo sicuri è che in Europa vi sono molte persone che si aggrappano al reggae come alternativa di vita. Non è strano incrociare per strada persone con i dreadlocks e vestiti hippie, con prodotti di hemp, accessori fatti a mano e un’attitudine pacifista e melow verso la vita. È curioso vedere come tutta questa filosofia in Europa crei una sorta di proposta o stile di vita che apparentemente va contro alle tipiche norme sociali occidentali. A tutto ciò si aggiunge una politica pacifista, una cultura orientale o new age, lezioni di meditazione, yoga, vegetarianismo; in alcuni posti al mondo li si definisce già political correctness. E ovviamente: salviamo gli animali. A volte, tuttavia, essere pacifisti non risolve molte cose e un mondo migliore non si costruisce guardando da spettatori cosa succede nel mondo. Forse se ascolti molto reggae diventerai sospettoso: non solo di felicità e relax si vive. La già friabile realtà capitalista sembra virare verso un gruppo di persone che desiderano ripostulare le norme sociali di una società oggi giorno basata sul consumo. Certamente il reggae accompagna queste proposte, come il suono di una terra promessa che non arriva mai, a cui molte persone, bambini, giovani, adulti e anziani indignati si stanno unendo. Se pensiamo agli inizi del reggae, bisognerebbe considerare il dub come una nuova frontiera psichedelica. Pionieri del calibro di King Tubby e Lee “Scratch” Perry hanno portato le frontiere del suono più in là grazie all’editing e alla manipolazione di canzoni strumentali, in cui hanno...
Ci sono band che si sciolgono dopo aver prodotto un solo e memorabile disco, provocando ogni tipo di nostalgia e desideri impossibili; ci sono band che lo fanno nel loro momento di maggiore successo, lasciando un ricordo tanto doloroso, quanto perfetto; ci sono band invece che si sciolgono un po’ troppo tardi e appena si nota nel mondo musicale, o quasi non importa perché gli album prodotti sono in un qualche modo non più contemporanei, o per pur inerzia, o compromesso o mancanza di coraggio per rompere definitivamente una dipendenza che è stata troppo forte e delicati aggiungono dimensioni nuove e profonde alla loro opera che sempre verrà ricordata come imbattibile e toccata dalla grazia e in un qualche modo dalla dimensione epica e forse un po’ eroica che concede il senso conscio o inconscio del crepuscolare, specialmente quando è condiviso dall’artista e dal suo pubblico; in ultimo vi sono band che non si scioglieranno mai, ma vogliono vivere del passato, accettando di diventare una mera parodia di sé stessi, amplificata dalla loro leggenda e dal loro enorme potere mediatico, si convertono in icone mercificate, più per vedere che per ascoltare e non avvertono o si negano ad avvertire la loro deglutizione e il loro rigurgito in forma di bandiera dell’esperienza senza sensazioni da parte della società dello spettacolo. Uno ha l’impressione che Enrique Bunbury, che suonerà al Sant Jordi Club di Barcellona il prossimo 21 gennaio http://www.nvivo.es/sant-jordi-club-salas-31619 sia stato sin dall’inizio della sua carriera, una pura parodia di sé stesso, un membro insomma dell’ultima tipologia di band di cui parlavamo. Una parodia di sé stesso, che tuttavia sperava...