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Ferran Adria e la cucina come arte: le nuove frontiere della gastronomia

Le interazioni tra l’arte contemporanea e le altre discipline è evidente, sono sempre più frequenti. I contorni dei limiti non sono più così netti e ormai diventa impossibile tracciare una linea che possa separare le diverse discipline, tra l’arte intesa in termini di “belle arti” e come “arti decorative”, tra disegno ed arte, tra cucina ed arte. La cucina? É possibile proporre la cucina come arte? La risposta è sì, evidentemente se si considera una certa tendenza nell’arte contemporanea che è diventata una sorta di “estetica relazionale”, così come l’ha definita il critico e curatore francese Nicolas Bourriaud. Si tratta di pratiche artistiche che coinvolgono lo spettatore (creando relazioni specifiche con la opera, che smette di esistere in quanto tale senza la partecipazione del pubblico) e che recentemente sono state applicate al mondo della cucina. Il primo che ha aperto questa tendenza è stato il tailandese Rikrit Tiravanija, che portò il suo wok in una galleria, cucinando per i visitatori. Lopera di Tiravanija, non è stata mai posta in discussione in quanto arte, dato che dai suoi inizi voleva essere considerata un’azione artistica . Il dubbio che sorge di fronte al lavoro di Ferran Adrià è qualcosa di ben diverso. Quando nel 2007, fu invitato all’importante fiera internazionale d’arte Documenta 12 (a Kassel), la sua partecipazione risveglio sentimenti contrastanti e molta rabbia tra gli artisti ortodossi  che erano rimasti al di fuori dell’esibizione. Fu sottolineato che il suo ruolo è essere un cuoco e non un artista e che non è stato sufficiente un alto grado di tecnica ed invenzione artigianale, affinché la produzione diventasse arte. Questo cuoco catalano...

Jamie Shovlin al MACRO di Roma

L’artista Jaime Shovlinè ossessionato dal delicato e fragile limite tra realtà e finzione, tra memoria e storia. Nato nel 1978 in Inghilterra, celebrò la sua prima mostra nel 2004e da allora è diventato famoso grazie alle sue opere concettuali, che hanno richiamato l’attenzione di uno dei collezionisti più celebri e controversi dei nostri tempi: Charlese Saatchi. Una delle sue opere più conosciute è probabilmente “Naomi V. Jelish” del 2001, un esteso e dettagliato archivio fatto di disegni e ritagli di giornali di  una bambina di 13 anni, che scomparve in circostanze misteriose. Si tratta di un’opera di grande impatto che a prima vista sembrava basarsi su fatti reali, ma che in verità era una finzione molto ben elaborata. É proprio la  tensione esistente tra realtà e mito che da sempre attrae questo artista e che sta alla base di tutti i suoi lavori. La capacità dell’essere umano di dare investire questa realtà con il più assurdo e nobile idealismo e la sua necessità di costruire tessuti narrativi, anche se fittizi, sta alla base di una qualsiasi identità sociale, culturale o politica. È così che opera Shovlin: si basa  nelle costruzione e  utilizza diversi materiali di supporto e mezzi d’espressione come il video, al fotografia o la per mettere in evidenza che la fantasia, la storia e la memoria sono fatte dello stesso materiale: l’immaginazione umana. Il 26 ottobre il Macro di Roma Celebrò l’inaugurazione di “Hiker Meat”, una mostra che presenta l’ultimo exploit di Shovlin che ci sorprende un’altra volta con un incredibile collage audiovisivo , nel quale nuovamente ci addentriamo nel favoloso mondo nel quale la finzione e...

La Notte dei Musei a Berlino: 29 gennaio 2011

In  molte città ogni anno si celebra la Notte dei Musei. Si tratta di un evento culturale, durante il quale i musei della città sono aperti fino a tarda notte. Il proposito di questa iniziativa è quello di avvicinare all’arte e alla cultura in generale un pubblico più ampio. La prima Notte dei musei si tenne a Berlino nel 1997 ed ottenne un enorme successo di pubblico. Da allora il numero delle istituzioni partecipanti è cresciuta da 12 a 125 e molte altre città europee hanno aderito a questa lodevole iniziativa. Il 29 gennaio 2011 si terrà a Berlino la 28a  Lange Nacht der Museen . Gli organizzatori hanno voluto che quest’anno l’evento fosse dedicato alla “salute”, il titolo per la precisione è  “Körper trifft Seele” (Il corpo incontra l’anima) Oltre alla visita delle esposizioni il pubblico potrà assistere a visite guidata e in  molti casi anche a proposte culturali e letterarie. Dalle 18 fino alle 2 di notte si potranno visitare più di 100 musei in tutta la città. L’inaugurazione della Notte dei Musei si terrà nel cuore di Berlino al Kulturforum,  nelle vicinanze della Potsdamer Platz. I berlinesi e i visitatori avranno a disposizione un servizio di shuttle bus sul quale si potrà comprare i biglietti per i musei ed ottenere informazioni. La vendita dei biglietti è iniziata il 3 dicembre 2010 ed il prezzo è di 15 Euro (10 tariffa ridotta) Il biglietto dà diritto all’ingresso ai musei e all’uso del shuttle bus. Per l’elenco delle istituzioni che partecipano all’iniziativa, potete visitare il http://www.lange-nacht-der-museen.de/ Miss Moci Questo è più o meno tutto quello che dovete sapere...

Il Cavaliere Azzurro all’Albertinum di Vienna

A partire dal  4 febbraio l’Albertinum di Vienna ripropone alcuni artisti iconici della storia dell’arte attraverso la mostra “Il Cavaliere Azzurro”,  che fa riferimento al gruppo formatosi a Monaco e così battezzato nel 1912 da Vassily Kandinsky e Franz Marc. La mostra rimarrà aperta fino al 15 maggio. Il gruppo organizzò la sua prima mostra nel 1911 esponendo per la prima volta le loro opere di rottura con la tradizione precedente e che proponeva un modo nuovo di vedere l’arte. Gli altri artisti appartenenti al gruppo erano August Macke, Franz Marc, Marianne von Werefkin, Alexej von Jawelensky, Robert Delaunay, Heinrich Campendonk, Gabriele Münter, Paul Klee e Alfred Kubin. Il proposito di questo gruppo era quello di unire diversi movimenti pittorici provenienti dalla Germania, dalla Russia e dalla Francia e presentare un’arte che riprendesse i legami con l’arte primitiva. Oggi il Cavaliere Azzurro (Der Blaur Reiter) è un classico dell’arte moderna, indispensabile per capire la rivoluzione estetica e pittorica degli inizi del secolo XX . Questo movimento artistico fu inoltre fondamentale per l’espressionismo tedesco. Ispirati dall’arte africana e da quella orientale e la pazzia dell’art brut, questi artisti volevano ampliare i limiti dell’espressività dell’arte e creare  un mondo proprio ed autonomo. Tipica del loro stile è l’utilizzazione della simbologia animale, un certo grado di astrazione una luminosa e vibrante tavolozza di colori, capace di trasmettere tutta l’emotività che volevano esprimere gli artisti de Il cavaliere azzurro. L’Albertimum rende omaggio a questo leggendario movimento esponendo le opere di alcuni  dei suoi rappresentanti più famosi. Per ulteriori informazioni: http://www.albertina.at/   Heloise Battista Se sei un amante dell’arte e un appassionato dell’avanguardia del...

Mostra Chase the Dragon al Magda Danysz di Parigi

La mostra “Chase the Dragon” si richiama alla prima esperienza con le droghe e la conseguente ossessione con queste sostanze psicotrope che porta poi alla continua ricerca di quel dolce brivido provato quella prima volta. È  una metafora che descrive alla perfezione la dipendenza che per un artista costituisce il dipingere. Quando il momento creativo crea una dipendenza simile alla droga, l’artista permette al mondo, per un istante uno sguardo verso il suo interno, come la nuvola di fumo che traccia una figura nell’aria, per sparire subito in seguito. La galleria  Magda Danysz di Parigi ci presenta una mostra che ci introduce nell’eccentrico ed ossessivo mondo di un variopinto gruppo di artisti  contemporanei e che non può lasciare nessuno indifferente. Le immagini di Larry Clarck, leggenda del cinema e della fotografia, per esempio, hanno un incredibile impatto visivo, come d’altra parte anche gli esperimenti creativi del cineasta Gaspard Noe. Tutte queste opere hanno in comune la capacità di provocare nello spettatore, emozioni molto intense. La mostra darà spazio anche a giovani artisti emergenti come Kosta Kulundzic, un pittore che dedica il proprio lavoro intorno a temi come la fede e il misticismo e la nostra società produce i suoi propri miti ed eroi. Si avrà anche l’occasione di conoscere Axel Pahlavi, un pittore iraniano capace di provocare il pubblico con le sue opere realiste che puntano alla dicotomia tra mitologia religiosa e il declino della società postmoderna. L’inaugurazione di “Chase the Dragon”, si è celebrata l’8 gennaio presso la galleria Magda Danysz  e sarà aperta fino al 6 febbraio 2011. Per ulteriori informazioni puoi visitare : http://www.magda-gallery.com/en/chase-dragon   Heloise...

Mostra su Mick Jagger a Milano

Il 2 dicembre è stata inaugurata  presso la Fondazione Forma per la Fotografia di Milano una mostra dal titolo “Mick Jagger. The Photobook”. Con il proposito di rendere omaggio, non solo a una delle indiscutibili stelle del rock di tutti i tempi, ma anche ad una vera e propria icona della cultura popolare, la  mostra documenta l’evoluzione quasi camaeleontica  di Jagger attraverso 70 ritratti fotografici eseguiti da alcuni dei fotografi più famosi del mondo. Jagger è un personaggio che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia del rock degli ultimi 40 anni, ispirando generazioni di giovani in tutto il mondo, così come gruppi rock emergenti. I ritratti esposti presso la Fondazione Forma per la Fotografia mettono in evidenza il loro status come archetipo di una stella del rock. La mostra è anche in percorso per la storia del ritratto negli ultimi 50 anni. Iniziando coi ritratti scattati negli anni Sessanta da leggendari fotografi come Goodwin, Mankowitz e Périer, fino agli esperimenti di Cecil Beaton, arrivando ai ritratti più recenti di Annie Leibovitz, Karl Lagerfeld, Anton Corbijin e Peter Lindbergh, lo spettatore è testimone di una vera e propria metamorfosi che contraddistinto l’iconografia del rock dalla nascita dei Rollong Stones. La mostra è di particolare interesse, non solo perché ci mostra l’incredibile versatilità del leggendario Jagger, ma anche perché è una sorta di viaggio storico-fotografico, che mette in evidenza i cambiamenti dei valori estetici di quest’arte.   Per ulteriori informazioni : http://www.formafoto.it/_com/asp/page.asp?g=m&s=c&l=ing&id_pag={27C28A39-05C7-43EB-B66B-19E016655B8A} Per tutti i fan dei Rolling Stones e la fotografia in generale, questa mostra è un appuntamento obbligatorio. Affitta appartamenti a Milano e non perderti questo viaggio nella storia...

Concerto di Kylie Minogue a Berlino

L’icona del pop Kylie Minogue, continua ad essere, a 41 anni una della rockstar più famose del mondo. È da più di 20 anni che Kylie, a differenza di altre starlet del mondo dello spettacolo, continua a produrre, album, dopo album,  una musica pop senza inquinamenti, sempre reinventandosi, senza però mai dimenticare quelli che vogliono veramente i fan. Kylie fa sempre le cose come si deve ed i suoi concerti sono sempre dei show impressionanti che le assicurano l’eterna adulazione da parte dei suoi fan. Il tour mondiale 2011, “Aphrodite – Les Folies”, che inizierà il 19 febbraio in Danimarca e toccherà la Germania l’1 marzo, sarà molto probabilmente uno degli eventi più eclatanti della sua traiettoria artistica. Quello che ha spinto la Minogue a intraprendere il tour è stato indubbiamente il grande successo ottenuto dal suo album Aphrodite (l’11º della sua carriera), che ha raggiunto la Top Ten in Gran Bretagna e in  Europa. L’album è un mix esplosivo tra musica pop, dance e synth, sonorità che sono diventate il marchio inconfondibile della cantante australiana. Non tutti però si  sono mostrati entusiasti dell’ultimo disco della Minogue  e hanno  espresso le loro critiche nei confronti di un suono che considerano solo una reinterpretazione poco originale della musica dance della fine degli anni 90. D’altra parte Kylie non ha mai preteso di rivoluzionare il panorama musicale, ma piuttosto di offrire ai suoi fan una buona dose di sonorità “classiche”. Per ulteriori informazioni sul concerto potete visitare la pagina web: http://www.kylie.com/news/kylie-minogue-aphrodite-–-les-folies-tour-2011-uk-tour-dates/?   Heloise Battista Si non vuoi perderti quest’evento che si terrà presso la O2 World Berlinale l’11 marzo, affitta appartamenti...

Away We Go, l’ultimo film di Sam Mendes

Se sei una persona inquieta e ti piace vagare peri l mondo… Se non trovi il tuo posto nel mondo e non sei indispensabile a nessuno.. forse questo è il film che fa per te.  Finalmente arriva in Italia, con quasi due anni di ritardo, l’ultimo film Sam Mendes, regista in equilibrio tra quello che è il cinema indipendente americano e la produzione tipicamente hollywoodyana. É difficile dimenticare American Beauty e tutti i suoi premi e che fu prodotto non solo delle sue qualità di regista, ma del suo eccelso sceneggiatore, Alan Ball. La vita continua però e la filmografia di questo regista di talento è sempre più ampia e raccoglie sempre più consensi. Uno dei suoi successi è Era mio padre-Road to Perdition (il suo secondo film più premiato) per il quale potè contare con la partecipazione di Tom Hanks e Paul Newman. Volendo prescindere da attori di fama internazionale, per il suo ultimo filma optato per la discrezione e la semplicità, senza per questo sminuire il talento dei due attori protagonisti: John Krasinski e Maya Rudolph Se American Beauty era dedicata alla classe borghese che, accorgendosi dell’avvicinamento della vecchiaia, reimposta i parametri della propria vita, Revolutionary Road si dirigeva a quella gioventù che ha nonostante il suo spirito rivoluzionario e i suoi grandi progetti si è accontentata di una vita familiare borghese. Away we Go continua in un certo senso con la tematica generazionale, ma da un punto di vista più moderno e innovativo. Lo fa dirigendo il proprio sguardo verso un matrimonio non stabilizzato e per il quale la problematica è rappresentata dal luogo dove piantare...

Soluzioni brillanti per problemi quotidiani

Ogni giorno dobbiamo affrontare un’infinità di decisioni, iniziando dalle più banali, (che cosa prenderemo per colazione)  fino a quelle che possono avere ripercussioni drastiche sulla nostra vita. Questi pensieri, ricordi e monologhi interiori, e-mail, telefonate e tutte le informazioni che inondano la nostra mente, spesso ci fanno concentrare su problemi e decisioni che richiedono tutta la nostra attenzione e lucidità per poter essere affrontati  e per poter trovare la soluzione migliore. Le idee brillanti sorgono unicamente  quando abbiamo la testa libera e quando siamo concentrati al massimo. Arrivare a questo stato mentale tuttavia e a soluzioni brillanti, non è del tutto impossibile. Per questo motivo bisogna 1) concentrarsi 2) vagare 3) svuotare. Anche se sembra essere una formula complicata, i passi da seguire sono semplici, ma molto efficaci. 1)   Concentrazione: Definisci il tuo problema e quali sono i fatti reali e le persone coinvolte e quali conseguenze potrebbe avere per il futuro e le ripercussioni sulle altre persone. Questo ti aiuterà a vedere il problema da un punto di vista più oggettivo  e a vedere chiaramente tute le sfaccettature de problema e quindi elaborare tutte le possibili soluzioni . 2)   Vagare. Vagare mentalmente, meditare, e  rendere astratto  il problema può essere molto fruttifero. Quando una persona inizia a intrattenere il proprio cervello con altre attività, completamente estranee al tematica che lo preoccupa, il cervello riesce ad analizzare tutte le sfaccettature del problema. 3)   Svuotare . La tua mente ha bisogno di una pausa, ovvero deve svuotarsi completamente. Riposa bene, perché la mancanza di sonno non ti aiuterà certo vedere le cose più chiaramente. La preoccupazione e la pressione t’impediranno...

Le Porte del Paradiso

Come è successo giù a tutti di passare un epoca nell’inferno, sono pochi coloro che non hanno mai visitato, almeno brevemente, il paradiso. Al margine della religione, non è facile mettersi d’accordo su quello che può stare dietro a quest’idea del paradiso, parola che nella sua origine avestica più remota sembra alludere ad un recinto circolare che serviva da confine tra i diversi giardini reali. C’è chi sostiene che quest’idea si ricollega  al  mitico giardino dell’Eden, un luogo che esisteva all’inizio dei tempi, all’epoca quando gli esseri umani erano tutt’uno con la natura che li circondava. Altri vedono in esso solo un ricordo immaginario nel quale si incontrano l’individuale e il collettivo, una rimembranza irrazionale e profonda dei momenti passati nel ventre di nostra madre e degli  stato alterati di coscienza provocati dall’assunzione di certi funghi allucinogeni dei quali facevano uso a scopi rituali alcuni popoli dell’antichità e che spiegherebbero le similitudini delle visioni paradisiache i diverse cultura, come per esempio quella ebraica, persa, sumera, greca o polinesiana (Bali ) o sudamericana (Messico, Guatemala, Ecuador). In tutte queste zone geografiche è documentato il consumo dei funghi in questione. Indipendentemente da tutto ciò, l’acceso al paradiso è possibile e non è segreto che la città di Firenze, dove troveremo una delle sue porte. Più concretamente  è in Piazza del Duomo, al lato orientale del Battistero, probabilmente l’edificio più antico della città e che si trova a ovest dell’incomparabile meraviglia della Cattedrale di Santa María del Fiore . In un contesto simile, sotto il sole di Firenze, guardando i 10 rilievi della Porta del Paradiso  (che raffigurano diversi episodi dell’Antico Testamento,...