Hai già progetti per l’ultimo dell’anno? Se la risposta è sí, magari puoi cambiarli e scegliere come destinazione Berlino, altrimenti potrai pentirtene per tutta la vita. No, non sto scherzando, sto parlando del Christmas Ball, festival che toccherà anche altre città tedesche e che propone un programma da non perdere! Tanto per cominciare, in testa alla lista degli artisti invitati ci sono i Fields of Nephilim, con il frontman, “maestro del rock gotico”, “guru delle tenebre”, “talento tra i talenti” Carl McCoy. Quest’anno abbiamo avuto la fortuna di vederli in azione in diversi paesi europei. La band ha dimostrato che 25 anni di carriera li hanno rafforzati e perfezionati. Ascoltandoli è difficile non entrare in un mondo diverso e vedersi catturati da un’atmosfera che poche band sono capaci di creare. I Fields of Nephilim hanno numerosi fan che li seguono fedelmente da anni. Il secondo gruppo in cartellone è un altro mostro sacro della musica, i tedeschi Project Pitchfork. Maestri del suono elettronico-industriale, con a capo Peter Spilles è una band che coltiva temi filosofici, spesso con argomenti molto profondi, accompagnati dalla migliore musica elettronica . I Project Pitch Fork sono indubbiamente un punto di riferimento in questo genere musicale e mi sento di consigliare vivamente di assister al loro concerto. Da non perdere! Al Christamas Ball inoltre suonerà un’altra band di culto, che molti osannano. Si tratta dei Laibach. Questo gruppo fa un tipo di musica difficile da definire con pochi aggettivi. Passano da un suono “puro e duro” EBM, fino all’interpretazione, in uno stile forte e marcatamente sentimentale, di pezzi di Johann Sebastian Bach. In tanti anni...
Se sei stanco dello stress e di una vita frenetica non c’è bisogno di emigrare lontano per trovare un piccolo paradiso. Pur non essendo una città di mare con lunghe spiagge sabbiose o immersa nella natura selvaggia, Vienna è stata scelta per il secondo anno consecutivo come la città con la migliore qualità di vita. Questi almeno sono i risultati del progetto di un’impresa di New York, Mercer Human Resource Consulting (per ulteriori informazioni: http://www.mercer.com) che ogni anno analizza 221 città in tutto il mondo prendendo in considerazione diversi parametri, per l’esattezza 10 categorie e 39 fattori che comprendono aspetti politici, sociali ed economici, così come anche la qualità dei servizi pubblici e l’offerta culturale ed artistica. Sono ovviamente presi in considerazione anche la sostenibilità e i fattori ecologici, come anche la qualità dell’acqua potabile, dell’aria e le superfici verdi nelle zone urbane. Come ci ha spiegato Josef Papousek, amministratore della Mercer Austria “tra i principali criteri per la classificazione delle città ci sono la sicurezza, l’efficienza delle infrastrutture, la stabilità politica, sociale ed economica”. Queste ultime qualità sono state sicuramente quelle che hanno portato Vienna a classificarsi come prima per la qualità di vita. Con 108,6 punti, Viena è riuscita a mantenere lo stesso punteggio del 2009. La seguono Zurigo (nuovamente seconda) con 108 punti e Ginevra, mentre la quarta posizione è occupata a pari punti dalla canadese Vancouver e dalla capitale della Nuova Zelanda, Auckland. All’ultimo posto c’è la capitale dell’Irak, Bagdad. È curioso il dato che classifica come prima città statunitense della lista, Honolulu, che non è certo il prototipo della città nordamericana. Vienna è la...
Il pittore e disegnatore d’origine catalana Mariano Fortuny ha da sempre avuto una relazione intima con l’Italia e, in particolare con la città di Venezia. Era qui che la madre decise di trasferirsi nel 1889 dopo aver vissuto diversi anni a Parigi, dove Mariano aveva studiato pittura, eseguendo copia di alcuni dei suoi idoli artistici veneziani. E fu proprio a Venezia dove l’artista ideò, insieme alla moglie Henriete un laboratorio di stampa su tessuti e dove furono create alcune delle sue stoffe più famose che si guadagnarono una notevole fama, non solo nel mondo della moda, ma anche nelle arti decorative dell’epoca. Adesso l’eredità di Fortuny è di nuovo riunita a Venezia, grazie ad una fantastica mostra presso la Fondazione dei Musei Civici di Venezia e che è stata inaugurata il 4 settembre e che rimarrà aperta fino al 9 gennaio 2011. Con il titolo “Seta e Velluto” e con il proposito di commemorare questo grande artista, saranno messi in mostra alcuni dei suoi disegni più famosi, tra i quali la straordinaria serie Delphos. Si tratta di delicati vestiti di seta che ancora oggi sono un punto di riferimento del disegno di moda. In un certo senso si potrebbe dire che alcuni di pezzi che saranno esposti alla mostra tornano al loro luogo d’origine, dato che la maggior parte di esse fu concepita nel suo laboratorio di stampa di tessuti, presso il Palazzo Pesaro Orfei. Per ulteriori informazioni: http://www.museiciviciveneziani.it/frame.asp?pid=1871&musid=215&sezione=mostre Heloise Battista Se non conosci ancora l’opera di questo interessante personaggio, ti consigliamo di affittare appartamenti a Venezia Per tutti gli amanti della moda e delle arti decorative, questa...
Il Natale può essere l’epoca più traumatica dell’anno. Gli esperti affermano che è il periodo dell’anno durante il quale si producono più separazioni di coppia, si verificano rotture familiari e la golosità e l’ingestione ad oltranza delle bontà natalizie non fa altro che provocare mal di stomaco e accumulare chili di troppo. Non deve quindi sorprenderci se sempre più persone cercano di evitare le riunioni famigliari natalizie. C’è chi si assenta dalla città, chi va in vacanza per allontanarsi dal caos famigliare, chi altri preferisce approfittare dei giorni liberi per lavorare e chi, come la maggior parte di noi aspetta il periodo natalizio con alti-bassi emotivi che vanno dal terrore al stoicismo disfattista. Il Natale, ad ogni modo non dovrebbe terminare in un dramma familiare, ma forse nemmeno su un’isola deserta dei Caraibi. Ecco alcuni consigli per sopravvivere alle feste con dignità. I regali rappresentano indubbiamente la parte più stressante del Natale e la maggior parte di noi lascia quest’incombenza per l’ultimo momento. Ci sono in verità due possibilità: o ricompra i regali con un mese di anticipo, quando ancora non è scattata l’isteria pre-natalizia, oppure proponi di organizzare in famiglia il gioco dell’ “amico invisibile”. È un modo per risparmiare soldi ed evitare lo stress. Quest’epoca dell’anno serve inoltre come scusa per mangiare tutte quelle porcherie che di solito non ti concedi. Per evitare il coma alimentare post-natalizio e la gastrite, lascia le carni per i pranzi e il pesce, magari accompagnato da un’insalata per la cena, perché è più facile da digerire. Ovviamente non bisogna esagerare con i dolci! Fai scorta dei tuoi film e libri preferiti...
Dal 18 novembre fino all’8 gennaio 2011 si può visitare a Madrid la mostra The pipe and the flow, curata da Omar Lopez Choud e nella quale si vuole approfondire il concetto di analogia, studiando le possibili similitudini tra elementi diversi. Si tratta di un processo che va dalla ricerca di una posizione o di una funzione in concreto e cerca di individuarne le diverse origini. Alla mostra partecipano artisti internazionali: Olivier Babin, Eduardo Basualdo, Jonathan Ehrenberg, Franklin Evans, Tommy Hartung, Jamie Isenstein, Marepe, Suzanne McClelland, Sam Moyer e LaToya Ruby Frazier. Oliver Babin con “Hail” presenta una borsa di carte colorata di nero con il carboncino e appesa ad un filo trasparente che si solito si usa per la pesca. Eduardo Basualdo invece ci sorprende con una scultura ed una collezione di disegni nella quale si intravede la distanza tra due esseri che vogliono occupare lo stesso posto. Johnatan Ehrenberg nel video “Seed” crea un personaggio che poco a poco si trasforma in albero, mentre “Floornotes” di Franklin Evans, si presenta come un’opera calpestabile. Si tratta di una “dipinto” fatto di immagini digitali. Tommy Hartung invece presenta un video dal titolo “Stay Golden Ponyboy” ispirato al film di Francis Ford Coppola “Rebeldes”. La installazioni di Jamie Isenstein si basa su un libro di 365 pagine che poggiano su una base che emette raggi UVA, ce fanno sì che il libro cambi colore. Il montaggio “Genesis” , creato da Marepe, è fatto da una rete da pesca, da pezzi di plastica e bottiglie. Per ulteriori informazioni , consulta http:// www.espaciominimo.net/ Doctor Fourquet, 17. 28012 Madrid Raquel García Per capire finoin...
Andrea Palladio rese omaggio a Vitruvio, nei suoi Quattro Libri dell´Architettura (1570) dicendo che i romani, in quattro secoli non lo avevano superato. Ancora oggi c’è che afferma la stessa cosa. Ad ogni modo la nostra intenzione non è quella di cerare assurdamente di classificare la creatività, ma non c’è dubbio che Roma abbia sufficienti credenziali per essere nominata per eccellenza come città degli amanti dell’architettura, come evidenziato nel film Il ventre dell’architetti di Peter Greenaway (1987) Nel bene en el male gli occidentali continuano a manifestare un’ammirazione per la città di Roma, che si riflette in modo singolare, negli spazi creati dall’architettura. D’altra parte non è difficile essere d´accordo con Gombrich che afferma che le rovine dei suoi edifici sono impossibili da dimenticare come è anche impossibili dimenticare, per usare parole di Poe, “la grandezza che era Roma”. Ad ogni modo è fuori questione che nelle città moderne è più che visibile l’influenza delle strutture dell’ingegneria civile romana e delle forme che hanno caratterizzato l’architettura greca. Nonostante l´accusa di mancanza di originalità nei confronti del mondo greco il mondo greco, l´architettura romana inventò un uovo elemento architettonico, l´arco, che da allora fu onnipresente e permise l’edificazione di costruzioni che prima non sarebbero state possibili. Non deve quindi sorprenderci che tra le creazioni architettoniche romane più ammirate ci sono gli archi di trionfo, la cui composizione ha un ruolo non dissimile da quella delle corde musicali. Gli archi trionfali sono stati più volte utilizzati come modello durante il Rinascimento per la progettazione delle facciate di chiese e cattedrali. Non deve sorprenderci che molti degli archi nella capitale italiana si...
Fino al 24 dicembre la galleria Frank Elbaz di Parigi ospiterà le magnifiche opere dell’artista americano Wallace Berman, uno dei maggiori esponenti della beat art statunitense degli anni ’60. La Frank Elbaz Gallery, situato al numero 7 di Rue Saint Claude, è specializzata in arte contemporanea e con le opere di Berman vuole di far rivivere l´opera grafica di uno degli artisti più iconoclasti della sua generazione. Berman era una figura leggendaria del movimento beat. L’artista conduceva un’esistenza quasi da eremita: viveva in una baracca ed organizzava mostre casalinghe. Diventò un artistsa di culto per la sua generazione. Mistico e carismatico, si dice che fosse, all’epoca, l’artista più influente di Los Angeles, culla del movimento beat Berman diede alla plastica dei nuovi concetti estetici attraverso la sperimentazione e l’utilizzazione di nuovi materiali e tecnologie. . Nato a Satate Island, New York, studiò arte presso Chouinard Art School, ma non completò i suoi studi ed iniziò a dedicarsi al restauro di mobili antichi. Quando parliamo di beat generation, ci riferiamo alla generazione che visse la propria gioventù nei primi anni 50, quando la consapevolezza degli effetti di una possibile guerra nucleare cambiò il loro punto di vista sulla trascendenza dell’ essere umano: il permanente diventava effimero e la morte assumeva connotati danteschi. È allora che si inizia a criticare il concetto del cosiddetto “sogno americano”. I hipster iniziarono a contestare il potere conferito dagli Stati Uniti alla bomba atomica e a criticare la sua politica imperialista, mentre i beat esprimevano il loro dissenso attraverso l’arte, lo stile di vita bohemien e uno sguardo esistenzialista influenzato da Jean Paul...
Fino al 15 gennaio saranno esposte presso la Sala Ciutat del municipio di Barcellona 130 delle 650 fotografie di gran formato (50×60) che Eugeni Forcano donò all’Archivio della città e che oggi fanno parte della memoria in bianco e nero della città durante gli anni Sessanta. La mostra dal titolo “Eugeni Forcano. La Meva Barcelona” ci porta a scoprire, attraverso le fotografie, la città ed i suoi abitanti nelle sue occupazioni quotidiane. Attraverso il suo obiettivo Forcano captava immagini nitide che riflettono lo spirito dell’epoca. Eugeni Forcano, nato a Canet de Mar (Barcelona) nel 1926, era un fotografo autodidatta all’altezza di altri grandi fotografi anche catalani come Francesca Català Roca e Xavier Miserachs. A 82 anni d’età ricevette diversi premi, finalmete riconosciuto dai barcellonesi come un fotografo sensibile ai canoni estetici e dall’ironia penetrante. Nel 1963 en el 1976 vinse il premio Ciutat de Barcelona e nel 2009 la Medaglia d’Oro al Merito Artistico, mentre nel 2005 fu organizzata al Palau de la Virreina, sempre a Barcellona una mostra che presentava un percorso esauriente di tutto il suo percorso artistico. Per la mostra dell´Archivio Fotografico del Comune di Barcellona sono state scelte le immagini scattate da Forcano quarant’anni fa nei quartieri Gotico, Borne e Barceloneta. Queste fotografie nelle quali il fotografo fa un abile uso delle luci e delle ombre ci invitano a scoprire la città dell’epoca per scorgerne anche i più intimi segreti. Forcano può essere definito come un rappresentante della fotografia neorealista spagnola, un tipo di fotografia tesa a captare un determinato ambiente sociale e nella quale la semiotica della composizione esprime il contenuto del messaggio. Forcano,...
Pittore, incisore e scultore, Arman Pierre Fernández nasce a Nizza nel 1928 e muore a New York nel 2005. Le opere di quest’artista francese di origini spagnole da parte di padre saranno esposte al Centro Georges Pompidou fino al 10 gennaio 2011. Avviato dal padre all´età di dieci anni alla pittura, Arman studi presso la Scuola di Arti Decorative a Nizza. Nel 1947 incontra i pittori Yves Klein e Claude Pascal, promotori del gruppo artistico “Triangle”, influenzato dalla filosofia orientale del buddismo zen, l´astrologia e dalle opere di Van Gogh. Da allora, inizia a firmare le sue opere con il suo nome di battesimo, come faceva Van Gogh, Arman e basta. Nel 1949 si trasferisce a Parigi per studiare archeologia presso l´École du Louvre Durante questo periodo il suo lavoro è influenzato dal surrealismo. Alcun anni dopo, influenzato da Kurt Schwitters e Picasso, sostituisce il pennello con il tampone ed inizia fare stampe su tela e carta. Verso la fine degli anni Cinquanta, la crescita industriale con un conseguente aumento del consumismo e dei rifiuti della società moderna, portano diversi artisti a riflettere su questi cambiamenti. Inserito dal critico d´arte Pierre Restany nel gruppo dei Nuovi Realisti, vicino a Duchamp e Andy Warhol, Arman si unisce alla crescente critica del processo di industrializzazione degli anni 60 e trasforma la sua arte. La sua re-interpretazione del ready-made di Duchamps, que trasformava gli oggetti di uso quotidiano in opere lo avvicina ai Nuovi Realisti, in contrapposizione con l’espressionismo astratto e l’informale. Arman segue il cammino di Rauschenberg e degli artisti pop, diventando così portavoce dell’era moderna, e degli oggetti che la...
Ogni anno escono diversi documentari sulla fame nel mondo, su come il nostro sistema di produzione non funziona e su come gestiamo male le risorse energetiche. Per il prossimo Natale però ci sarà una novità: un documentario che nega ciò che sta alimentando questo circolo vizioso dell’autodistruzione. Il regista di Noi aimentiamo il mondo e Let’s make Money, l’ austriaco Erwin Wagenhofer, questa volta va oltre le cause e le conseguenze per andare invece in cerca di possibili alternative. In questo modo, attraverso il suo nuovo film Am anfang war das Licht (All’inizio c’era la luce), sembra trovare quello che era una chimera. Si tratta di un documentario/tesi che parte da un’idea per niente moderna seconda la quale l’uomo può essere alimentato, per farla breve, con la luce e sulla propria esperienza, il documentario affronta sia casi veramente riusciti sia quelli falliti. In un tour che parte dall’Austria e dalla Germania, sono presentate diverse testimonianze di persone provenienti da ambienti nei quali è accettata l’idea che il corpo umano, come organismo, può essere autosufficiente: da un monastero cinese, dove non si mangia, fino ad un Yogi in India, che da 70 anni non beve né mangia, o una donna considerata come una bugiarda, ed altre testimonianze di alcuni tedeschi. Tutti hanno una cosa in comune: sono parsone che praticano regolarmente attività spirituali come la meditazione e che potrebbero spiegare perché la gente muore di fame. Non tutti ovviamente possono raggiungere questo stato, anche se in teoria sarebbe possibile, se si diffondesse un certo tipo di conoscenza . Sonia Teruel Am anfang war das Licht è stato presentato in Austria...