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ONLY BE BARCELLONESE

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Jodorowsky a Barcellona: sogni e fantasia

Dal 23 febbraio al 2 marzo si terrà presso il Caixaforum una serie di conferenze sul sogno ed il fascino che gli scienziati hanno da sempre provato per quest’attività biologica che ha incuriosito anche santoni e stregoni. A tenere le conferenze sarà il famoso scrittore, sceneggiatore, drammaturgo Alejandro Jodorowsky. È uno dei personaggi più famosi nell’arte dell’interpretazione dei sogni. Passiamo la metà della nostra vita sognando, non solo quando dormiamo, ma anche quando il sogno ci aiuta a fuggire dalla realtà e ci trasporta ad un mondo ideale, esente da conflitti. I sogni e la fantasia sembrano essere indispensabili per un sano sviluppo mentale coadiuvando l’equilibrio e la salute mentale. Considrando che viviamo in una società quasi virtuale, dove la comunicazione e la vita sociale già non sono più fisiche, la confusione può portarci a fantasie sulle persone che conosciamo attraverso le reti sociali; ci rendiamo conto che la fantasia fa parte della nostra vita quotidiana e spesso la trasferiamo ai nostri sogni, perché i sogni  e la fantasie si confondono i questo scenario onirico chiamato vita. Lo studio dei sogni e il loro contenuto è pertanto da sempre un tema di grande interesse. Lo era senz’altro per il medico psichiatra e saggista svizzero Carl Gustav Jung, collaboratore Carl Gustav Jung, collaboratore di Sigmund Freud. Jung sostiene che esiste un inconscio collettivo condiviso da tutti gli esseri umani che va ben oltre l’origine geografica o razziale e che si caratterizza dagli archetipi, modelli di comportamento istintivo e dalla percezione che si possono trovare nei sogni e nei miti di tutte le culture. Per spiegarlo si serviva delle allucinazioni di...

Grande Messi!

Se lo è meritato, perchè il suo gioco è sempre onesto e pulito, non va mai alla ricerca del benefico personale , ma fa sempre gioco di squadra. Se lo è maritato perché Messi `il più abile perché può risolvere con solo un metro di vantaggio, a volte tra i piedi di due giocatori inventa un movimento nuovo, fa una giocata impossibile per qualsiasi altro giocatore. È inoltre rapido, cambia ritmo in qualsiasi momento e può ingannare il rivale attraverso un perfetto dominio del pallone. Quando lo calcia sembra quasi l’estensione del suo piede, lo nasconde lo sposta da un lato all’altro e diventa difficile togliergliela. Lui invece è capace di toglierla agli altri, segnare e difendere. Messi ha vinto per il secondo anno consecutivo il Pallone d’Oro, ottenendo l’approvazione della maggiorparte dei mezzi di comunicazione sportivi. Anche se molti davano per favoriti Xavi o Iniesta, tutti erano d’accordo nell’affermare che i tre si meritavano di vincere il trofeo. A differenza dell’anno scorso quando Messi laico dietro di sé Cristiano Ronaldo, ques’anno c’era chi non scommetteva al 100% sul calciatore argentino, specialmente dopo la scarsa performance con la sua squadra nazionale, a che se, sinceramente nella fragile formazione creata da Maratona, Messi è stato colui che forse si è più distinto. In alcuni settori della stampa sensazionalista si critica la premiazione di Messi c’è chi la definisce addirittura come uno schiaffo al calcio. In realtà il grande vincitore dell’anno è il FC Barcellona. Tre suoi giocatori stanno sul podio dei migliori giocatori del mondo e tutti e tre sono stati “allevati e cresciuti” nello stesso club. La storia di...

Let us face the future alla Fundación Miró

Addentrarsi nel bellissimo Montjuic e camminarci per un bel po’ è sempre un’attività abbastanza gratificante. Se ci si stanca basta ammirare la vista sul mare per ristorare l’animo e ritrovare le forze vitali. Se, oltre alla natura, colui che passeggia è interessato all’arte, potrà sentirse doppiamente ricompensato dalla quantità di spazi e musei capaci di destare la sua ammirazione ed entusiasmo. Tra essi è da segnalare lo splendido edificio di stile razionalista e ispirazione mediterranea di Joseph Lluís Sert che ospita la Fundació Joan Miró (Parc de Montjuïc s/n). È proprio qui che, fino al próximo 20 febbraio, si potrà ammirare, insieme alla eccezionale collezione permanente delle opere di Miró, la mostra Let Us Face de Future, che presenta ottantotto opere di artisti britannici procedenti da prestigiose collezioni sia pubbliche che private, e realizate tra gli anni 1945 e 1968. Tra gli artisti presenti ci sono personaggi influenti e importanti nella storia dell’arte come Henry Moore, Francis Bacon, David Hockney, Anthony Caro, Lucien Freud, Bridget Riley, Leon Kossoff, Frank Auerbach, Eduardo Paolozzi o Richard Hamilton. Indubbiamente la mostra, affiancata da un interesantissimo ciclo di conferenze, vuole andare più in là della mera presentazione d’una collezione di pezzi isolati di una serie di artisti in vista. Il suo obiettivo è indicare una specie di traiettoria nel panorama artistico e sociale del Regno Unito negli anni della costruzione del wellfare laborista, difendendo la tesi secondo la quale durante questo periodo si crearono le condizioni ottimali per la grande esplosione creativa che ebbe vi luogo, soprattutto a Londra, negli anni Sessanta. Una vera rivoluzione culturale i cui leader, prodotti dalla democtratizzazione dell’accesso...

Arctic Monkeys a Barcellona

Il 6 febbraio l’appuntamento è al Sant Jordi per vedere l’esibizione degli Arctic Monkeys. Questa band di Sheffield torna sul palcoscenico per far vibrare tutti al ritmo della musica. Ricordo ancora oggi quando sentii per la prima volta gli Arctic Monkeys con tutta la forza del  Nu-Rock Revolution, degli Strokes, Interpol, White Stripes ed altre erbe americane. La band del mio amato Alex Turner però continuò a suonare e produrre con grazia e un tocco di originalità, mentre le altre band pian piano si spegnevano. Ricordo di aver visto suonare Doherty e i Libertines a Londra e pensare che fossero l’assoluto… Il tour degli Arctic promuove l’album Humbug (2009), che ci fa sentire una chitarra vivace e una voce che sembra provenire da un dormiveglia. La mia canzone preferita è ancora “The Jeweller’s Hands”: sexy, lenta. La metto su, prima di mettermi sotto la doccia, a basso volume e “repeat”. Il suono degli Arctic Monkeys va oltre il suono post punk della altre band contemporanee. Forse si tratta di un metodo di produzione particolare e la poca elaborazione delle chitarre, che pur non facendo della band uno dei re della strada, almeno risveglia la nostra curiosità per quel ragazzo mezzo ubriaco che ciondola sempre intorno casa nostra. Quest’anno gli Arctic Monkeys si esibiranno a Benicassim, dove suoneranno anche i Primal Screm.  Purtroppo però Bencassim, come il Nu-Rock, è diventato ormai una marca e un luogo dove si va più per divertirsi e per le droghe che vi circolano che per la musica. Non sono una santa e non disprezzo lo speed, ma il Nu Rock è un vero e...

L’Otolith Group: la percezione e la memoria

Dal prossimo 4 febbraio si potrà visitare presso il MACBA le opere dell’Otolith Group, fondato a Londra nel 2000 da Anjalika Sagar e Kodwo Eshun e che tratta il tema della percezione della memoria. Anjalika Sagar ha studiato Antropologia Sociale presso la Scuola di Studi Orientali e Africani delll’Università di Londra e Belle Arti all’Università del Middlesex  ed ha fondato Multitudes, rete sociale di notizie indipendente; mentre Kodwo Eshun ha studiato Letteratura Inglese all’Università di Oxford ed è, tra l’altro l’autore di Più brillante del sole: avventure a Sonic Fiction. La mostra è concepita in modo da stimolare lo spettatore ad avvicinarsi alla metodologia del lavoro, nella quale i documenti e le attività realizzati su diversi supporti, costruiscono un’unità di fatti significativi. La Guerra Fredda e i processi del capitalismo globale appaiono come frammenti di un diario personale legati ad una memoria individuale. L’uso del genere documentario si presenta come un collage che narra le forme della condizione post coloniale, trasformandosi in un riflesso che va ben oltre le immagini, trasformando l’arte in un’espressione politica che si serve della memoria come uno strumento di costruzione d’idee per il mondo futuro. Questa mostra vuole riflettere su una società pietrificata nel presente, dove l’estetica formale e senza contenuti ha fatto sparire la capacità umana del ricordare, del guardare indietro. È proprio qui che vogliono arrivare Anjalika Sagar e Kodwo Eshun per denudare il presente. Le loro fotografie, video e installazioni sono state oggetto di notevoli critiche e dibattiti estetici e politici. Alcuni critici li considerano come dei veri e propri saggisti dell’estetica della memoria per la profondità delle loro opere e...

Ferran Adria e la cucina come arte: le nuove frontiere della gastronomia

Le interazioni tra l’arte contemporanea e le altre discipline è evidente, sono sempre più frequenti. I contorni dei limiti non sono più così netti e ormai diventa impossibile tracciare una linea che possa separare le diverse discipline, tra l’arte intesa in termini di “belle arti” e come “arti decorative”, tra disegno ed arte, tra cucina ed arte. La cucina? É possibile proporre la cucina come arte? La risposta è sì, evidentemente se si considera una certa tendenza nell’arte contemporanea che è diventata una sorta di “estetica relazionale”, così come l’ha definita il critico e curatore francese Nicolas Bourriaud. Si tratta di pratiche artistiche che coinvolgono lo spettatore (creando relazioni specifiche con la opera, che smette di esistere in quanto tale senza la partecipazione del pubblico) e che recentemente sono state applicate al mondo della cucina. Il primo che ha aperto questa tendenza è stato il tailandese Rikrit Tiravanija, che portò il suo wok in una galleria, cucinando per i visitatori. Lopera di Tiravanija, non è stata mai posta in discussione in quanto arte, dato che dai suoi inizi voleva essere considerata un’azione artistica . Il dubbio che sorge di fronte al lavoro di Ferran Adrià è qualcosa di ben diverso. Quando nel 2007, fu invitato all’importante fiera internazionale d’arte Documenta 12 (a Kassel), la sua partecipazione risveglio sentimenti contrastanti e molta rabbia tra gli artisti ortodossi  che erano rimasti al di fuori dell’esibizione. Fu sottolineato che il suo ruolo è essere un cuoco e non un artista e che non è stato sufficiente un alto grado di tecnica ed invenzione artigianale, affinché la produzione diventasse arte. Questo cuoco catalano...

Mostra a Barcellona: Da Luca Giordano a Goya

La Fondazione Francisco Godia di Barcellona ospita la mostra Da Luca Giordano a Goya: la pittura del secolo XVIII in Spagna. Si tratta di una mostra che si propone di far conoscere meglio al pubblico la bellezza della pittura del XVIII secolo, che troppo spesso è eclissata dall’arte del Siglo de Oro (XVII secolo). Vi sono esposte 23 opere dell’epoca dell’arte barocca, del rococò, del neoclassicismo del  pre romanticismo, ma anche dipinti che influenzarono gli artisti dell’epoca e che definirono uno stile ben preciso Como indicato nel titolo, uno degli epicentri della mostra è Francisco de Goya. Di questo grande artista, uno dei più importanti dell’are spagnola e non solo, saranno esposte cinque diverse opere. Tra queste ci saranno due tele delle quali si è parlato moltissimo, ma che sono state poco viste: Sacrificio a Veste (1771) e Sacrificio a Pan (1771), nelle quali si può notare l’interesse di Goya per la mitologia. In mostra anche “La obra, con la conducción de un sillar” (1786), appartenente alla collezione del Grupo Planeta. I dipinti realizzati durante il secolo XVIII non erano oggetto di grande attenzione fino ad adesso e raramente rientravano nelle scelte espositive dei curatori di musei e mostre, pertanto la Fondazione Francisco Godia ha voluto rivalutarli con la mostra “Da Luca Giordano a Goya: Pittura del secolo XVIII in Spagna.” Per ulteriori informazioni: http://www.fundacionfgodia.org/ Fondazione Francisco Godia: Calle Diputació, 250, 08007 Barcellona, España MiLK Se vuoi scoprire le opere di alcuni degli artisti spagnoli più importanti, puoi affittare appartamenti a Barcellona ed assistere alla mostra, aperta fino al 13 febbraio 2011.   Tradotto...

Una passeggiata per Barcellona in compagnia di Don Chisciotte

Barcellona è l’unica città reale citata ne “El ingenioso hidalgo Don Quijote de la Mancha”, il che si deve alla visita che Miguel de Cervantes realizzò nella capitale catalana e che evidentemente lo impressionò tanto che decise di includerla nel suo libro. Traendo spunto da quest’opera maestra della letteratura spagnola, sono stati organizzati diversi tour per la città, che portano i partecipanti nei luoghi per i quali passarono Don Chisciotte e Sancho Pansa. Durante il percorso si leggono anche alcuni passaggi del libro che parlano della città:  “Luogo di cortesia, ostello per i forestieri, l’ospedale dei poveri, casa di coraggiosi, vendetta per gli offesi, punto di riferimento per grate amicizie, di una bellezza unica, e anche se vi ho vissuto esperienze spiacevoli, sono felice di averla conosciuta. “ Non fu solo la città ad affascinare Cervantes. Lo scrittore fu colpito anche dalla bellezza del mare: “Videro il mare, mai visto prima, che sembrò amplissimo e molto più grande della laguna di Ruidera che avevano visto nella Mancha.” L’itinerario ci conduce a Pla de Palau, vicino a dove c’era la porta della muraglia dove Cervantes collocò Don Chiscotte nel momento nel quale vede il mare per la prima volta. Ci addentreremo poi nel Barrio Gotico, dove vedremo i palazzi nei quali s’ispirò Cervantes per far alloggiare Don Chisciotte e passeremo poi per la calle del Call per vedere la tipografia di Sebastián de Comelles, considerata come la tipografia che l’hidalgo visita nel romanzo. Sempre nel Barrio Gotico passeremo anche per la calle Perot lo Ladre (nel libro il suo nome è Roque Guinart) , il mitico bandito catalano che guida ...

Mostra sui simboli del franchismo a Barcellona

Curata da Jordi Gixe e Francesc Abad, il Memorial Democratic di Barcellona presenta la mostra I Simboli di Franco, aperta fino al 13 febbraio. Il proposito degli organizzatori dell’esposizione è stato quello analizzare e catalogare in modo esaustivo le vestigia del franchismo ancora esistenti sul territorio catalano. La  mostra, realizzata dalla Direzione della Memoria Democratica e il Memorial catalán, vuole mettere un’altra volta in evidenza le conseguenze nella società di 40 anni di dittatura franchista e le diverse attraverso le quali perpetrava  perpetrare il suo potere e la sua ideologia. Il Memorial Democratic fu creato con il proposito di potenziare i valori della democrazia e sostenere le proposte e le iniziative tese alla diffusione della memoria storica. Il Memorial  fomenta la ricerca e la socializzazione di questi valori, organizzando mostre, rassegne cinematografiche e seminari. La mostra in questione presenta i risultati di una ricerca sulla simbologia ereditata dal franchismo. Migliaia di simboli ed immagini sparse per il territorio spagnolo, risalenti ancora a quel periodo ci fanno capire le dimensioni dell’apparato propagandistico della dittatura franchista. Sono passati più di tre decenni dalla fine della dittatura, ma questi simboli continuano ad esistere in spazi pubblici che frequentiamo quotidianamente. La simbologia franchista s’ispirò alla simbologia fascista dell’Europa dell’epoca: aquile, frecce, sfilate militari di tipo marziale ecc. Onnipresenti ovviamente anche simboli religiosi e l’immagine di Franco, del Caudillo. Tutta la simbologia del franchismo ebbe la sua origine durante la Guerra Civile, durante la quale si esaltava la figura di Generalissimo, come lo stesso Franco si faceva chiamare. Molti simboli furono ereditati anche dalla Falange Spagnola (Falange Española de las JONS) A quest’ultima si...

Eugeni Forcano, mostra a Barcellona

Fino al 15 gennaio saranno esposte presso la Sala Ciutat del municipio di Barcellona 130 delle 650 fotografie di gran formato (50×60) che Eugeni Forcano donò all’Archivio della città e che oggi fanno parte della memoria in bianco e nero della città durante gli anni Sessanta. La mostra dal titolo “Eugeni Forcano. La Meva Barcelona” ci porta a scoprire, attraverso le fotografie, la città ed i suoi abitanti nelle sue occupazioni quotidiane. Attraverso il suo obiettivo Forcano captava  immagini nitide che riflettono lo spirito dell’epoca. Eugeni Forcano, nato a Canet de Mar (Barcelona) nel 1926, era un fotografo autodidatta all’altezza di altri grandi fotografi anche catalani come Francesca Català Roca e Xavier Miserachs. A 82 anni d’età ricevette diversi premi, finalmete riconosciuto dai barcellonesi come un fotografo sensibile ai canoni estetici e dall’ironia penetrante. Nel 1963 en el 1976 vinse il premio Ciutat de Barcelona e nel 2009 la Medaglia d’Oro al Merito Artistico, mentre nel  2005 fu organizzata al Palau de la Virreina, sempre a Barcellona una mostra che presentava un percorso  esauriente di tutto il suo percorso artistico. Per la mostra dell´Archivio Fotografico del Comune di Barcellona sono state scelte le immagini scattate da Forcano quarant’anni fa nei quartieri Gotico, Borne e Barceloneta. Queste fotografie nelle quali il fotografo fa un abile uso delle luci e delle ombre ci invitano a scoprire la città dell’epoca  per scorgerne anche i più intimi segreti. Forcano può essere definito come un rappresentante della fotografia neorealista spagnola, un tipo di fotografia tesa a captare un determinato ambiente sociale e nella quale la semiotica della composizione esprime il contenuto del messaggio. Forcano,...