Elena Alvarez
Il Palazzo della Signoria, conosciuto come Palazzo Vecchio è da più di 700 anni il simbolo del potere civile della città di Firenze.
Mónica Boixeda
Vicinissimo a Piazza del Popolo, nel centro storico di Roma, si trova un negozietto che può facilmente passare inosservato ai turisti, tra i negozi alla moda e i locali di fast-food. La sua insegna recita “Restauri Artistici Squatriti: Ospedale delle bambole”: di questo si tratta, un minuscolo laboratorio di restauro della famiglia Squatriti, un ospedale per le bambole dove i giocattoli antichi vengono trattati con amore e delicatezza. Conosciuto dai romani come ¨il negozio del terrore¨ della città, a causa della sua inquietante vetrina piena di teste, braccia e gambe di bambole e di una collezione di BUHOS, si tratta di un luogo che vale la pena vedere, anche solo per la particolarità della sua attività. Attualmente gestito da Federico Squatriti e da sua madre Gesolmina, di 76 anni, in questo peculiare ospedale si mischiano soldatini di piombo, marionette, anfore etrusche e oggetti antichi dimenticati che odorano di gesso e cera, e che danno la sensazione che il tempo si sia fermato. Si tratta di un negozio di famiglia, in cui l’arte del restauro è trasmessa di generazione in generazione. Gli Squatriti, provenienti da Napoli, durante la Seconda Guerra Mondiale erano una famiglia di attori. La fame e la povertà portarono il nonno Federico a imparare il mestiere di restauratore, affascinato dalla magia di un piccolo negozio in cui si riparava la porcellana. Da allora trasmise la passione a tutta la famiglia, e tutti i componenti si sono dedicati all’arte di curare bambole. Sebbene oggi gli antichi negozi di restauro di Roma stiano scomparendo a causa del ritmo della vita moderna e siano pochi quelli che resistono ancora, in...
Mónica Boixeda
Parigi continua ad essere fonte d´ispirazione per molti artisti. La magia della Parigi che in tanti ricordiamo, la nostalgia degli anni 20 e del popolare Maggio del 68 vivono ancora in questa città. I bei tempi di quelle grandi rivoluzioni hanno, purtroppo, portato ad una “età dell´oro” che coinvolge tutti gli aspetti della società. Parigi è diventata una città troppo cara in cui vivere, sia per il costo della vita, che di quello del cibo e del trasporto. Nonostante la crisi economica, e la leggera xenofobia francese verso stranieri e immigranti, la capitale francese risulta essere un luogo dove la diversità culturale è uno degli aspetti cardine della vita sociale. In altre parole, il volto di Parigi possiede mille forme, colori, accenti, idiomi e cibi, che crescono giorno per giorno. La scena musicale parigina è assai variegata. Chi dice che i francesi non sanno rockeggiare? Se vi recate a Parigi troverete locali per tutti i tipi e stili, soprattutto per i generi garage, psichedelico e indie, ma anche per metal, reggae, rap e ovviamente il genere che è il più popolare in tutta la Francia, il pop. E´ solo naturale che molti video musicali vengano girati a Parigi, sia da artisti universalmente riconosciuti, sia da artisti semi-sconosciuti e in ascesa. Fin dagli anni 60 a Parigi sono stati realizzati alcuni videoclip decisamente interessanti, e dato che non esisteva ancora MTV, nè un qualcosa di anche lontanamente equivalente, questi filmati avevano la funzione di promozioni video per artisti simbolo, quali Francoise Hardy, Anna Karina, Jacques Dutronc, Charles Gainsbourg e diverse altre stelle dello Ye-Ye francese. Riferendoci all´attualità, diversi video musicali...
Mónica Boixeda
La Barcellona odierna è così affascinante che molte volte ci dimentichiamo che i suoi edifici modernisti o dei suoi impeccabili piani urbanistici non si sarebbero mai potuti realizzare se non fosse stato fondato l´Impero Romano. L´eredità romana non si limita alle rovine esposte al Museo dell Storia di Barcellona. Quando venne progettata la città per la prima volta, vennero stabiliti due assi centrali, il cardo maximus e il decumanus maximus, che si incrociavano nel punto centrale dove generalmente si trovava il forum, vale a dire la piazza centrale. Se sovrapponiamo i piani dell´epoca con gli odierni scopriamo che questo centro corrisponde a plaça Sant Jaume, dove adesso si trovano le sedi dell´Ayuntament e della Generalitat. Sì, il centro della metropoli non è cambiato da migliaia di anni! Per i curiosi il decumanus maximus è formato da carrer de la Ciutat e carrer del Bisbe, mentre il cardo maximus è formato da carrer Ferran e carrer Jaume I. Ma le sorprese non finiscono qui: Barcellona venne fondata dai romani nel I secolo a.C., circa l´anno quindici, ma la zona era stata già abitata da altre popolazioni. La posizione della città era ovviamente strategica perché era protetta dal Mons Taber (un promontorio di circa quindici metri all´interno della città) e situata tra due torrenti, il Cagalell e il Merdança, rispettivamente a ponente e levante. Di fatto a quei tempi la riva del mare si trovava all´incrocio tra carrer Ample e carrer de la Fusteria. Questo spiega perché divenne capitale nonostante fosse lontano dalle principali arterie romane. La sua vantaggiosissima posizione geografica avrebbe permesso alla città di resistere all´attacco dei nemici. La città quindi, come prima dicevamo,...
Mónica Boixeda
Non c´è niente di meglio, quando ci si trova a New York, di provare la grande varietà di stili culinari che la città offre. Come accade per tutte le grandi città cosmopolite, diverse comunità di differenti parti del mondo si sono stabilite nella Grande Mela, il che rappresenta un´opportunità più unica che rara per assaggiare piatti nuovi che non vedrete mai più. Ogni zona di New York possiede alcuni ristoranti che sono più tipici di altri, o che mantengono uno stile e un fascino ammalianti. Se, ad esempio, siete in cerca di cucina cinese, l´opzione migliore è sicuramente recarsi nel classico quartiere cinese. Seguendo lo stesso concetto, nel sud della città vi aspetta Little Italy, con le migliori pizze e paste caratteristiche, dove potrete trovare anche la prima pizzeria degli Stati Uniti, aperta al pubblico verso la fine del XIX secolo. La zona del Village, invece, è costellata di cafè e bar, e di locali di cucina alternativa, come sushi, indù, tailandese, e molte altre. Se cercate un sapore latino, la scelta migliore rimane andare nel Queens, dove vi aspetta la migliore cucina cubana, messicana e latinoamericana in generale. Anche Brooklyn è caratterizzata dalla sua varietà di cafè e ristoranti all´aperto, tutti votati al divertimento dei clienti. Alcuni ristoranti della zona vi affascineranno sicuramente. Delmonico´s è uno dei migliori locali in cui mangiare carne a New York. Il ristorante esiste sin dal 1837, e l´attenzione e la cura che presentano i piatti offerti sono ben riconosciute. Occorre prenotare con alcune settimane di anticipo per essere totalmente sicuri di trovare posto. Se progettate di gustare l´ottima cucina del Delmonico´s nel...
Mónica Boixeda
I vantaggi di viaggiare soli iniziano con il poter decidere l’itinerario di viaggio. E’ vero che può accadere che in realtà uno non decida mai niente di niente, allo stesso modo in cui risulta arduo determinare quando inizia e quando finisce davvero tutta la traversata, ma anche di speranze vive l’uomo e quando viaggiamo senza compagnia cresce quella di non essere obbligati a trattare con nessuno, né la meta né il percorso. Quando viaggiamo soli infatti sperimentiamo che entrambi ci appartengono in modo totale ed esclusivo, così come il contenuto e la forma del nostro bagaglio, materia di eterne discussioni non sempre ben risolte che spesso sono il seme di future discordie che esploderanno improvvisamente come una bomba ad orologeria in qualche momento del viaggio, dopo essere rimaste annidiate in un luogo invisibile, ma troppo sensibile, della nostra valigia. Non solo destinazione, strada e bagagli dipendono da noi, viaggiando soli abbiamo anche la sensazione che i nostri ricordi ci appartengano. Poche cose infatti possono risultare più frustranti del renderci conto, al momento di rivangare qualche aneddoto del passato con i nostri compagni di viaggio, che loro lo ricordano in modo completamente diverso. E’ evidente che almeno uno dei due si sbaglia, ma spesso la nostra convinzione che a sbagliarsi è l’altra persona è così forte da farci giungere a perdere il rispetto per lei. Quando uno viaggia da solo ricorda quello che gli pare (tra l’altro viaggiare in compagnia molte volte ci costringe a ricordare cose che non desideriamo rivivere, e spesso in momenti completamente fuori luogo) e può dimenticare se gli va, perché in fondo la memoria non...
Mónica Boixeda
Il 25 febbraio prossimo si esibiranno presso il Palau Sant Jordi di Barcellona i fratelli David e José Manuel Muñoz che iniseme formano il gruppo Estopa. David e José Manuel sono due ragazzi di Cornellà del Llobergat (Barcellona) figli di emigranti dell’Extremadura che hanno iniziato il loro percorso musicale nel 1999. Gli Estopa registrarono un disco prova che inviarono a varie case discografiche. La BMG/Ariola gli offrì un contratto discografico quando ascolatrono la perla del loro primo disco “La raja de tu falda”, un pieno di rumba, freschezza ed inventiva di strada. Le loro influenze musicali fin dall’infanzia sono state gruppi che suonavano rumba come Los Chichos, Los Chunguitos o Bordón 4 e cantautori come Joaquín Sabina. Di fatto Estopa è una versione attualizzata e decisamente migliorata di questi gruppi di rumba, le parole delle loro canzoni più che parole sono poesie urbane. Hanno iniziato a fare musica con uno stile che potremmo definire un “pop rumba catalana molto aggresivo” , stile che è andato evolvendosi verso un pop più commerciale e meno influenzato dal flamenco, nonostante essenzialmente continuino ad essere gli stessi dopo aver venduto l’esorbitante quantità di oltre 4 milioni di dischi. La pirateria li ha danneggiati ma continuano ad essere il gruppo spagnolo che vende di più. Il loro primo disco “Estopa” uscì alla fine del 1999 e nel 2000 lo stesso ottenne un successo assoluto che li portò a vendere 1.400.000 copie, a suonare in tutte le radio e a fare moltissimi concerti per tutta la Spagna e in alcuni paesi dell’America Latina. Il fenomeno si conosolida nel 2001 grazie al loro attesissimo secondo disco...
Mónica Boixeda
Se esiste una città in cui si trovi particolare difficoltà nel segnalare luoghi magici e particolari, questa è proprio Roma, e non per una certa loro scarsezza, ma piuttosto per una loro intrinseca abbondanza. Risulta difficile non menzionare la casa museo di Keats e Shelley (http://www.keats-shelley-house.org/), vuoi per la delicata bellezza dell´immobile, vuoi per la sua ubicazione strategica vicino all´impressionante scalinata barocca dell´indimenticabile Piazza di Spagna, della quale è arduo dire se sia più celebre o più bella, vuoi per la sua funzione di maggior tempio pagano eretto al Romanticismo, un centro di pellegrinaggio per i seguaci di quell´ideale e di quell´impulso che segnarono la sensibilità moderna. Vi si possono trovare vere e proprie reliquie, come una ciocca di capelli di Keats, la sua maschera mortuaria o l´urna in cui sono contenute le ceneri di Shelley (il cui cadavere era talmente sfigurato dall´azione di pesci e uccelli marini, che potè essere riconosciuto soltanto dal libro di Keats che venne rinvenuto in una tasca del vestito che portava al momento del naufragio), arso su una riva costruita in riva al mare, alla maniera greca, in una cerimonia officiata da Byron, degna di una leggenda. Nella casa sono inoltre presenti diversi ricordi dei due poeti e scrittori, come documenti personali, carte e una straordinaria quanto fornita biblioteca. Altrettanto emozionante risulta, per motivi sempre in qualche modo legati allo spirito romantico nominato poc´anzi, il Mausoleo di Augusto (Piazza Augusto Imperatore/Via Ripetta), perfetto memento della vanità di tutte le cose e dell´effetto corrosivo dello scorrere del tempo. E´ difficile dire a prima vista che questo grande cilindro di mattoni d´aspetto cadente, originariamente ricoperto...
Mónica Boixeda
Nell´ultimo film di Win Wenders, Pina (2011), scopriamo il favoloso mondo della coreografa Pina Bausch attraverso i suoi discepoli e colleghi di lavoro, tutti membri della sua compagnia di danza. La parte più accattivante del film è il modo in cui viene raccontato il legame con la ballerina e quello che ha significato per le loro vite. Il film era disponibile nelle sale in versione 3D. Chi racconta le storie lo fa attraverso il suo corpo e i suoi movimenti. Il linguaggio del corpo diventa protagonista della narrazione del film e si accede al corpo metaforico di Pina, quasi non materiale, dai movimenti e dai gesti dei ballerini. L´effetto della danza moderna, il cui il corpo diventa il nucleo della propria espressione, spogliato del tutto e servendosi solo di costumi minimalisti, senza elementi e con elementi ridotti nel palcoscenico, che fanno in modo che il protagonista sul palcoscenico sia solo e unicamente il corpo che si libera inoltre del rigore delle coreografie. Il film di Win Wenders è un elemento più che interessante in quest´arte da tutte le prospettive. Basta prestare attenzione alle misure dispari dei singoli individui, allineamenti che non hanno nulla a che vedere con lo stile di ognuno, ma di come funzionano parti di un insieme, dai propri talenti e interazioni con il resto del gruppo. Nel film Pina si può vedere il leggero margine d´errore in una coreografia di gruppo: nonostante ogni singolo ripeta il movimento, vi sarà sempre un minimo margine di errore tra i movimenti dei singoli del gruppo, gesto che risalta ancora di più l´individualità di ogni componente, ma questa stessa differenza di...
Mónica Boixeda
Il Centro Drammatico Nazionale presenta presso il Teatro María Guerrero di Madrid una delle sue produzioni più ambiziose e curate, “Luces de Bohemia” (Luci di Bohème) di Valle-Inclán. Lo spettacolo è diretto da Lluís Homar, attore e regista che nel corso della sua carriera ha partecipato ad importanti opere quali “Amleto”, “Le tre sorelle” o “Il misantropo” di Molière. Per coloro ai quali il titolo non dice nulla diremo che “Luces de Bohemia” è una delle più importanti opere teatrali spagnole del XX secolo, che diede vita ad una genere teatrale completamente nuovo: l’esperpento. Valle-Inclán crea l’esperpento partendo da alcuni personaggi che ci si presentano come figure grottesche e scenari degradati che ci trasmettono la sua deformata visone della vita . Antri, taverne, bordelli, case miserevoli e strade pericolose sono alcune delle ambientazioni tipiche dell’esperpento, mentre i personaggi sono solitamente ubriachi, mendicanti o artisti falliti, come accade in “Luces de Bohemia”, opera che si crede sia ispirata alla vita di Alejandro Sawa. Sawa morì, cieco, lasciando un libro inedito di poesie e questa tragica storia di vita viene utilizzata da Valle-Incán per creare quella di Max Estrella. Attraverso la crudeltà e l’amarezza dell’esperpento possiamo intravedere meravigliosi punti di tenerezza e la nudità dei suoi personaggi, che abbandonate tutte le speranze ci mostrano la loro intima innocenza. In “Luces de Bohemia” scopriremo come Max Estrella ci mostra, nella sua inerzia, quanto ingiusto ed oppressivo possa giungere ad essere un paese nei confronti di alcuni membri del suo popolo, facendo così ricadere sull’ambiente parte della responsabilità nella creazione di “esperpentos umani”. Nella scena XII incontriamo alcune frasi chiave dell’opera, come “Gli...