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GLOBAL SHORT RENTALS

La piazza Taksim e i confini della città

Nel prologo al suo strano libro di poemi La più viva sorpresa, la fermezza del mio carattere, che offre differenti possibilità di lettura dove in nessuna delle quali si ha la sensazione che i poemi finiscono, e che può essere compreso nella sua integrità come una sorta di glossa al libro di Georges Perec Specie di spazi, lo scrittore di Samoa Albert Hanover ci rende partecipi della sensazione di trepidazione e sconcerto che l´avevano provocato da bambino, in armonia col suo interesse per i confini delle cose, i limiti delle città.

piazza <b>taksim</b> citta

Si rese subito conto che c´era sempre un posto, in realtà più di uno, dove le città finivano. Naturalmente era cosciente che per la stessa ragione si potrebbe dire che erano punti dove le città incominciavano ma ciò che è certo è che ebbe sempre la sensazione che le cose non erano esattamente così, che i posti dove le città finivano, raramente coincidevano con quelli dove incominciavano.

Magari, questa ossessione gli era stata talmente impressa nella memoria che sapeva, tuttavia, che era un spazio abitato dall´immaginazione e pertanto in continuo movimento creativo di immagini, cose come la passeggiata notturna di Leonard Bast in Howards End il quale, cercando di seguire le stelle come si descrivono in un libro, prima che potesse rendersi conto, era uscito da Londra e si perse in un bosco, o l´attestazione dell´attore, direttore teatrale, scrittore e cineasta spagnolo Fernado Fernán-Gómez relativo alla sua maniera particolare di celebrare il fine della guerra (comprare una bottiglia di cognac economico, camminare ed essere esultante fino ad uscire dalla città ed arrivare in qualche paese vicino).

Soprattutto lo preoccupava il fatto che l´immutabilità, che in qualche modo percepiva in quello che intuiva erano i confini delle città, lì dove le città finivano bruscamente, senza transizione alcuna – e questo gli sembrava non solamente mostruoso ma addirittura inconcepibile – con lo spazio che si apriva minacciosamente con il solo fare un paio di passi, doveva essere la forza fittizia perché le città non smettevano di crescere, o di menomare, col tempo. Esse erano qualcosa in perpetua trasformazione e cambiamento e, pertanto, queste enclavi tanto rotonde e decisive, in realtà, dovevano essere perfettamente contingenti e non valere per se stessi niente di niente.

Qualcosa di simile, apparentemente, lo sperimentò Orhan Pamuk quando lesse, in realtà ogni volta che tutt´ora legge, la descrizione che lo scrittore francese faceva della piazza Taksim, nel libro di Gérard di Nerval Viaggi ad Oriente, per Pamuk, nato nel 1952, come per tutti i nati di Istanbul della sua generazione, uno dei centri nevralgici di Istanbul (dove si trova, inoltre, l´importante edificio moderno Centro Culturale Ataturk, sede, tra altre cose, di vari teatri e dell´Orchestra Sinfonica di Istanbul) e, per vivere nel quartiere di Beyo?lu, centro del suo mondo personale fin dalla sua infanzia.

Paul Oilzum Only-apartments AuthorPaul Oilzum

Nerval definisce con entusiasmo questa piazza come un prato infinito ombreggiato da pini e noci, nella quale Pamuk trascorreva i giorni dopo la sua infanzia pensando che era coperta da alcuni dei più antichi appartamenti a Istanbul di edifici vecchi, nobili e venerabili.

Vanessa Rosselli Only-apartments TranslatorTradotto da: Vanessa Rosselli