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GLOBAL SHORT RENTALS

Eleganza e filetto. Se esiste una relazione

La parola “eleganza” ci rimanda a grandi dive come Ángela Molina, Luz Casal, Concha Piquer, Yma Zumac o Eartha Kitt, solo per citare alcuni esempi. Non la si metterebbe comunque mai in relazione con nomi come Belén Esteban, Fabio MacNamara, Torrebruno o La Terremoto de Alcorcón. Il dubbio che sta alla base di questo post è relativo al fatto se eleganti si nasce o ci si diventa.

eleganza

Valutando ingiustamente le qualità dei personaggi che sfilavano davanti ai nostri occhi qualcuno affermò: “… non si sbaglia, l’eleganza è il risultato di varie generazioni cresciute a filetto”. Restai senza parole. Mi venne subito in mente l’odiosa espressione “Tale padre tale figlio”, che, a conti fatti, risalta le qualità e i meriti di una persona come risultanti dalle caratteristiche genetiche di una discendenza familiare. Che lo vogliamo o no, quindi, il figlio del farmacista erediterà la farmacia, il figlio del docente universitario la cattedra universitaria e il figlio del nobile i suoi titoli e le sue ricchezze.

Ricchezza ed eleganza non dovrebbero essere messe in relazione, eppure se si prendono in considerazione le biografie di molti rappresentanti della “casta” degli eleganti (come noi li intendiamo) raramente si riscontrano periodi di ristrettezze economiche. Gli stessi accademici della lingua definiscono la parola “elegante” come dotato di grazia, nobiltà e sensibilità, della quale tuttavia scarseggiano la maggior parte di nobili. Ma la più rivelatrice delle definizioni di “eleganza” pone questa parola in relazione con la capacità di esprimere pensieri in forma aggraziata.

Ed è qui che eleganza e ricchezza si scontrano. Perché, anche se si definisce elegante la persona di buon gusto e distinta nel vestire, in realtà l’intelligenza emozionale necessaria a esprimere bene i nostri pensieri abbonda più facilmente in coloro che hanno meno possibilità economiche.

A dimostrazione di ciò vorrei rendere omaggio a uno dei personaggi che tenne uno dei più eleganti discorsi dopo ventisette anni di ingiusta carcerazione. Ecco alcuni frammenti:

“La nostra più profonda paura è riconoscere che siamo incredibilmente potenti. Non è la nostra oscurità, ma la nostra luce ciò che ci terrorizza maggiormente. Continuiamo a ripeterci ‘Chi sono io per considerarmi brillante, magnifico, talentuoso e splendido?’. Ma in realtà chi sei tu per non poter avere queste qualità?…”; “Rimpicciolendo noi stessi non aiutiamo il mondo. Non ha senso ridurre le nostre vere dimensioni per evitare che gli altri si sentano insicuri accanto a noi…”; “…Permettendo che lo nostra luce si diffonda, senza accorgercene stiamo permettendo che altre persone facciano lo stesso. Liberandoci delle nostre paure, la nostra presenza rende automaticamente liberi gli altri”. – Madiba o Nelson Mandela, 1994 –

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