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PJ Harvey, lontani echi da Gallipoli
Una delle grandi disfatte britanniche durante la Prima Guerra Mondiale fu la cosiddetta battaglia di Gallipoli, in cui dopo uno sbarco apparentemente andato a buon fine, le truppe britanniche e francesi rimasero intrappolate a capo Helles, alla mercé dell’esercito turco. Oltre alle considerevoli perdite di navi da guerra, si calcola che i feriti nel solo esercito britannico raggiunsero le 250mila unità, e morirono più di cinquantamila soldati. La tragedia ebbe anche ripercussioni a livello politico: causò il tracollo di Churchill, fino a quel momento ministro della Marina e principale promotore della campagna, e segnò l’inizio della leggendaria fama dell’eroe nazionale e generale Atatürk, fondatore e primo presidente della moderna Repubblica di Turchia. Nel corso della battaglia di Gallipoli, come accadde nella maggior parte delle trincee durante i quattro lunghi anni di guerra, si manifestò, quasi provenendo direttamente dalla più remota antichità di cui abbiamo conoscenza, la capacità del sogno di trascendere l’individuale e trasformarsi in esperienza collettiva. Ci sono documenti che testimoniano che davvero i soldati facevano gli stessi sogni, talvolta incubi, in cui apparivano simultaneamente a tutti le stesse scene, con minime variazioni. Nonostante sia tutto meno che un incubo, tranne forse che per gli amanti del kitsch e della musica prefabbricata, il sogno, la trincea e la nebbia sono temi presenti nello splendido ultimo album di PJ Harvey,Let England Shake (2011), un’esplorazione critica della “britannicità” attraverso un itinerario storico che ripercorre le guerre e il loro corollario, la tremenda distruzione di noi stessi e dell’altro, sempre in riferimento al Regno Unito. Ben tre canzoni dell’album parlano del massacro di Gallipoli, e un’altra manciata affronta il tema delle... read moreLe case di Gaudí a Barcellona
Parlare dell’opera di Antoni Gaudí dal punto di vista comune di chi vibra e si riempie di piacere quando vede le sue costruzioni rappresenta qualcosa di poetico. L’architetto ed artista catalan ha lasciato un incalcolabile patrimonio all’umanità ed con le sue creazioni ha cambiato per sempre l’architettura. Nonostante le opere di Gaudí siano parecchie, solo alcune sono molto famose e visitate dai turisti, soprattutto a Barcellona, che vive e respire da Gaudí, quindi le line seguenti sono dedicate a una breve descrizione degli edifice esistenti a Barcellona e dintorni, che forse non godono della fama della Sagrada Familia ma che sono di somma importanza nella vita dell’artista. Tra le case meno conosciute dell’architetto si trova Bellesguard. Costruita nel mitico luogo dove era ubicata la casa del re Martino “l’umano”, ultimo re di Catalogna. La casa originale fu costruita nel 1948, e successivamente distrutta dalla Guerra. Bellesguard fu ricostrruita quasi 500 anni dopo ed ebbe un grande significato per Gaudí per questo fatto storico, aspetto che rappresenta bene nell’architettura medievale e neogotica usata nell’edificio, indubbiamente molto diverso dal resto delle sue case, un castello che ricorda quell passo di storia catalane. La casa è situate nel quartiere Sarria, in una strada con lo stesso nome. Un’altra delle sue casa è casa Vicens, ubicata nella calle de las Carolines, tra le fermate della metropolitan Fontana e Lesseps. Questa fu la prima opera che Gaudí firmò dopo essersi laureate come architetto, quindi rappresenta forse il miglior esempio di questa prima tappa dell’artista, piena d’influenza mussulmana e, curiosamente, di line rette, molto diversa dalla famosa Pedrera e dalla casa Batlló. Altre opere meno... read moreOcho y medio
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